EUROPA Dopo l'allargamento pensiamo alla lingua
Primo maggio: l'Unione europea avrà «ufficialmente» 25 Stati membri, con l'allargamento a dieci nuovi Paesi. Ciò a quasi sessantanni da Yalta e a 15 anni dalla caduta del Muro di Berlino: intuito oltre 450 milioni di abitanti.Dopo la moneta unica, un altro traguardo è stato raggiunto.
L'allargamento è proprio uno di quei casi in cui gli interessi nazionali diventano più forti e prevalgono. L'Unione europea allargata ha perciò la necessità di raggiungere al più presto un accordo sulla proposta del Trattato di costituzione, al fine di dotarla di strumenti istituzionali per una coesione politica vera, superando veti ed egoismi nazionali. L'Euro-pa è nata da radici culturali e spirituali, quali la cultura greco-romana, il messaggio cristiano e la rivoluzione scientifco-tecnica. Per continuare a essere tale dovrà cercare di far rinascere e mantenere vivo quello «spirito» originario.
Dopo la caduta dell'impero romano, spezzata l'unità politica, anche l'unità linguistica andò perdendosi. Il latino classico fu la lingua universale per tutto il Medioevo per la sua neutralità. Altrettanto oggi lo può essere l'esperanto, idioma concepito per la riconciliazione fra gli uomini, sulla base del principio di uguaglianza, e costruito sulle «radici» delle lingue indo-europee, di cui è la quintessenza; esso ha insita la potenzialità di cementare l'unità politica dell'Unione europea.
Renzo Segalla, Bolzano