Nasce il "sardenglish", altro business del British Council

Gli angloamericani sbarcano in Sardegna


il commento del prof. Marcello de Giovanni, presidente di "Allarme lingua"

di Giorgio Bronzetti

Prosegue imperterrita l’opera di acculturazione del vecchio continente da parte dei fortunati possessori dell’ormai indispensabile strumento di comunicazione dei nostri giorni. Senza l’inglese infatti appare ormai assai arduo capirsi non solo tra stranieri ma anche tra connazionali, tanto diffuse sono ormai le parole inglesi che, un po’ per reali esigenze terminologiche ma molto più spesso per pigrizia mentale o ostentazione, infiorano le lingue europee.

Ben lo hanno capito i Riformatori Liberal Democratici Sardi che si pongono all’avanguardia nel processo di anglizzazione dell’Europa con il progetto “Sardegna Speaks English” all’insegna della Union Jack, come viene chiamata la bandiera della Gran Bretagna, con l’aggiunta al centro del simbolo sardo con le teste di moro.

Ce lo comunica il Prof Marcello de Giovanni, docente di Storia della lingua italiana presso l’Università di Chieti-Pescara e Presidente del Comitato “Allarme lingua” di difesa delle lingue e delle culture: “Si sta facendo del tutto per forzare i tempi dell’angloamericanizzazione del mondo. Non basta l’inglese con l’abbecedario. Non ci sarebbe da meravigliare se per conquistare anche i più refrattari si arrivasse a sistemi subliminali. Di questo passo si arriverà presto al punto di non ritorno, come sostengono molti linguisti che prevedono la scomparsa, o un drastico ridimensionamento, delle lingue di cultura, eccetto l’inglese, entro i prossimi 50 anni.”

Nel presentare il progetto il Capogruppo in Consiglio regionale dei Riformisti ha dichiarato: “Si tratta della conclusione di un lavoro durato oltre tre anni, che parte dalla convinzione che l’uso da parte di tutti i sardi dello strumento di comunicazione della lingua inglese possa essere la spallata definitiva per far crollare le barriere fisiche e culturali che separano la Sardegna dal resto del mondo.” La gestione del progetto è affidata all’Autorità per l’Inglese presso la Presidenza della Regione e “supportata” (altro regalo dell’inglese) dal British Council. L’investimento proposto (“senza alcuna paura delle critiche” recita il comunicato stampa) è di 1000 miliardi di vecchie lire. Nei prossimi mesi vi saranno varie manifestazioni di sostegno mentre si invitano gli esponenti del mondo politico, culturale ed imprenditoriale a sottoscrivere un manifesto di condivisione dell’iniziativa.

“Anni fa - ci dice il direttore di Disvastigo (agenzia di stampa esperantista), Giorgio Bronzetti, che è anche coordinatore del comitato Allarme lingua - l’allora presidente del British Council, Sir Charles Troughton, parlando dell’insegnamento dell’inglese all’estero ammetteva che vi fossero milioni di persone non all’altezza di imparare una lingua complessa come l’inglese e che vi fosse quindi spazio nei rapporti internazionali anche per l’esperanto, molto più semplice. Ora però i sistemi d’insegnamento si sono evidentemente tanto raffinati da rendere l’inglese una lingua alla portata di tutti. Infatti il programma è diretto a tutti i sardi, dagli operatori della Costa Smeralda ai taciturni abitatori della Barbagia. E soprattutto a rinforzare le finanze del popolo d’Albione.

Non si deve dimenticare però-conclude il Prof de Giovanni- che la differenza tra scritto e parlato dell’inglese costituisce un grosso scoglio ed è causa di dislessia, la difficoltà a percepire il nesso tra le parole, un disturbo che crea ritardi di apprendimento persino nei bambini inglesi e che il tentativo di creare un inglese semplificato, il Basic English di cui si era fatto paladino lo stesso Churchill perché divenisse la lingua di tutti, è miseramente fallito. Con il Basic English infatti non ci si capiva neanche tra inglesi”.