04.05.05 La Stampa

NIENTE EGEMONIE CON L'ESPERANTO

[Leggo su Tuttolibri, rubrica «Parole in corso», del 30 aprile l'intervento del prof. Beccaria sull'esperanto. Non voglio dilun­garmi sulle cose che mi divido­no da lui. In effetti si potrebbe dibattere a lungo su quelli che egli definisce «limiti anche teori­ci». Il prof. Beccaria ha, invece, pienamente ragione quando di­ce che «... non basta che l'espe­ranto sia facile, razionale, eco­nomico. Le ragioni per cui l'in­glese è stato adottato come lingua veicolare sono in sostan­za extralinguistiche... La fortu­na è legata a un fatto storico, all'espansione coloniale fin dai secoli passati e all'egemonia e al prestigio del modello tecnologi­co statunitense».

È proprio così. Chi propugna l'esperanto non accetta modelli egemonici, oggi statunitensi ma domani cinesi, e pensa che tutti gli uomini, i popoli e le culture siano uguali. Questo oggi lo dicono le costituzioni (ma si tratta di norme programmati­che senza immediata rilevanza applicativa) e gli esperantisti (vedere www.esperanto.it per credere).

Renato Corsetti