Lingue pianificate ed ingegneria linguistica
L'ingegnere della mente Riccardo Manzotti ha assunto come esempio esplicativo della intenzionalità della mente intuita dal filosofo Franz Brentano ( 1838-1917). Qui ci si limita a un accenno, assai sommariamente parallelo, delle lingue «pianificate», dette anche «ausiliarie» o «artificiali», cioè prodotto di una cosciente «ingegneria linguistica».
L'idea di una lingua, nata da un atto di concezione da parte dell'uomo, è da tempo, esaurito il ruolo del latino, oggetto di riflessione filosofica da Cartesio, Co-menio, Bacone a Leibnitz e altri. Nel XVIII secolo 50 furono i progetti di lingue pianificate, circa 250 nel XIX e 560 nel XX fino al 1987, tra cui il «Basic English», sostenuto da Winston Churchill.
Nel 1887 a Varsavia viene pubblicato, in lingua russa, un libretto, contenente 16 regole di una «lingvo internacia», a cura del Doktoro Esperanto (Zamenhof), lingua denominata poi Esperanto (Speranzoso). Nasce così una «lingua neutrale» che si propone di contribuire a una migliore comprensione fra i popoli.
È l’unica lingua pianificata funzionante, sopravvissuta alla prova
dei fatti: il suo lessico porta l'impronta delle lingue, europee, di cui si può considerare la quintessenza, la sintesi, rappresentabile dal colore bianco, somma dei colori dell'arcobaleno, i quali contraddistinguono le bandiere degli Stati membri dell'Ue.
Ma non sarebbe forse meglio istituire a Bruxelles un centro per lo studio dell'esperanto, idioma più adatto per conservare «la diversità nell'unita»?
Renzo Segalla, Bolzano
Corriere dell’Alto Adige 11/3/05