Poste (sempre meno) Italiane
26 Novembre 2006 | Autore: Redazione | In Costume, Istituzioni, Cultura |
Se le Poste devono eseguire dei lavori, affiggono il cartello “Realizzazione nuovi layout” usando un termine non comune, sconosciuto ai più, che significa “distribuzione delle superfici, modello” e che ormai a sentire i postali sta per “nuovo ufficio”, imbastardendo in tal modo non solo l’italiano ma anche l’inglese. Se poi si entra in un ufficio postale ti saltano agli occhi le scritte “BUSINESS” per indicare il settore per clienti privilegiati, POSTEPAY per le carte di credito, POSTESHOP per acquisti secondo un ricco catalogo in cui troviamo con “Was it das” invece di vasistas (lo sportello a ribalta di certe finestre e cassette per le lettere) un altro incredibile attentato linguistico, POSTEDAYS che indica, come si è appreso, un periodo in cui gli impiegati cercano di fare marketing spingendo i clienti allo shopping postale. Ma non finisce qua l’espropriazione della lingua italiana da parte degli illuminati attuali dirigenti postali.
Con l’ordine di servizio n.34/06 Prot 51/2006 con oggetto “Struttura organizzativa” infatti Poste Italiane ha provveduto, al fine stakeholders di riferimento>, a title (sembra una barzelletta!) e le connesse responsabilità. Segue l’elenco delle funzioni con a fianco i vari job title Vice President, Executive Vice President e Senior Vice President:
Strategic Planning, Chief Financial Office & Operational Planning, Human Resources Organization, Chief Information Office, Internal Auditing, Legal Affairs, Corporate Affairs, Communication & Advertising, Security & Safety, Purchasing, Business Unit BancoPosta. Business Unit Mail, Business Unit Express and Parcels, Business Unit Philately, Chief Network and Sales Office, Chief Operating Office. Il job title di chi ha disposto l’ordine di servizio (volgarmente noto come amministratore delegato) è naturalmente Il Chief Executive Officer. L’inglese è una bella lingua ma perché usarla fuori luogo e per inquinare l’italiano?
Purtroppo ci sono esempi come question time, welfare, legge della privacy che vengono dall’alto e non sono certo di buon esempio e rendono vani gli appelli al rispetto della lingua della Dante Alighieri e di altre associazioni come Allarme Lingua.
Giorgio Bronzetti
Coordinatore di Allarme Lingua
Abruzzo Liberale 26/11/06