Perchè una legge per la "lingua" piemontese

Gioventura Piemontèisa nasce nel 1993 "e si diffonde in tutto il Piemonte. A partire dal 1999 inizia a formare gli insegnati e interviene nella scuola, tenendo corsi a tutti i livelli di lingua e cultura piemontese, Parallelamente intraprende una considerevole attività editoriale (testi didattici, letterari, teatrali, manuali, cartelloni, ecc.). L´anno scorso ha aperto una libreria specilizzata nel centro di Torino. Riteniamo che Gioventura Piemontèisa abbia svolto un ruolo importante nella nuova presa di coscienza che vive oggi la lingua piemontese" dicono dall´Associazione. Ora Gioventura Piemontèisa avanza una proposta di legge di iniziativa popolare per "il diritto alla lingua e all´identità del popolo piemontese".

Cosa volete ottenere con questa proposta di legge e chi la potrà sostenere in sede legislativa? visto che è risaputo che le proposte di legge di iniziativa popolare sono destinate a non andare da nessuna parte?
Vogliamo mantenere il riconoscimento ufficiale della lingua piemontese a livello di legislazione regionale, in sintonia con le posizioni già assunte dall´Unesco e dall´Unione Europea. Vogliamo che le quattro lingue del Piemonte siano tutelate, valorizzate, promosse secondo quanto prevede la Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie: insegnate a scuola, studiate nelle Università, diffuse dai media. Tutte con la stessa dignità, anche rispetto alla lingua dello Stato. Se le richieste che provengono dal basso sono destinate a "non andare da nessuna parte" riflettiamo se sia poi vero che viviamo in un Paese democratico. Noi siamo abituati a lavorare con gli amici, non con i padrini.

In queste settimane altre proposte di legge di iniziativa popolare stanno facendosi largo in Italia, dal siciliano al napoletano. Cosa sta succedendo ai dialetti in Italia?
Semplicemente che cresce la coscienza del valore sociale e culturale delle lingue locali, superando i pregiudizi che qualcuno, ad arte, ha diffuso da un secolo a questa parte. Ad esempio: diffidiamo sempre di chi le definisce "dialetti": il termine cela un'intenzione dispregiativa, tendente a classificarle "inferiori". Poiché la lingua manifesta sempre una cultura, se esistessero lingue "inferiori" ci sarebbero anche "culture inferiori"; saremmo quindi al di fuori del contesto civile.

Nell´era della globalizzazione perchè non è anacronistico difendere i dialetti?
Se la smettessimo di pensare per luoghi comuni capiremmo tutti molto di più. L´identità culturale (e la lingua è il primo segno dell´identità di una Comunità) è l´occasione che permette di far fronte alla progressiva erosione delle tradizioni ancestrali legata al processo di mondializzazione. Le lingue locali rappresentano, per milioni di persone, un aspetto significativo delle risorse che possono e devono essere mobilitate. Inoltre, come ha ben detto l´eurodeputato Eileen Lemass, la diversità linguistica e culturale non provoca mai conflitti; è il rifiuto di qualcuno di adattarsi alla diversità o di accettarla che causa problemi. Come ci si può relazionare con le altre culture se non si è portatori della propria? Oppure si preferisce massificare tutto e omogeneizzarci in una monocultura?

Quale arricchimento con il dialetto?
E' una domanda retorica, banale e troppo generica alla quale non merita rispondere; le stesse considerazioni varrebbero per l´italiano nei confronti dell´inglese.

I piemontesi all´estero come pensate di coinvolgerli?
Si coinvolgono da soli, basta metterli al corrente di quanto sta accadendo in Piemonte, del risveglio della coscienza dell´identità. Ma, di solito, questi argomenti vengono censurati dai giornali e dalle televisioni italiani.

Sbaglieremmo se dicessimo che la lingua e la cultura piemontese è più facile che abbia successo all´estero, presso le comunità dei piemontesi, che non in Piemonte?
Lingua e cultura piemontese non sono un "evento" che deve avere successo. Rappresentano l´essenza della nostra gente, ovunque essa si trovi, e un'ottima possibilità di arricchimento culturale per chi non è piemontese. Chi ha scelto (o si è fatto scegliere) di rinnegarla o di non approfondirla, peggio per lui, ovunque si trovi: ha perso una parte di sé e, forse, nemmeno se ne rende conto. La coscienza della nostra identità cresce tanto in Piemonte come presso le nostre Comunità all´estero.

Nel caso la legge venisse approvata cosa succederebbe?
Potremmo dire di vivere in un Paese civile, avremmo tutti più possibilità di esprimerci, riconosceremmo di avere una cultura di fondo che abbiamo ereditato e della quale siamo portatori. Senza cultura non vi è civiltà, si perdono i valori e torna in vigore la legge della giungla. Non vi sembra che nel mondo ci sia bisogno di civiltà e di rispetto per gli altri?



Notiziario NIP - News ITALIA PRESS agenzia stampa - N° 28 - Anno XIV, 9 febbraio 2007