L’esperanto: lingua internazionale, non “artificiale”, prego

 

di Giorgio Bronzetti

 

[Un’annotazione per Antonello Antonelli, corrispondente del quotidiano Il Tempo]

Egregio dottor Antonelli,

la ringrazio vivamente per la sua attenzione verso il problema linguistico e la mia opera, ma vorrei pregarla di usare altri termini nei suoi interventi per definire l’esperanto, diversi da “artificiale”, aggettivo che non fa che acuire le già rilevanti riserve mentali verso questa lingua. Lo stesso Umberto Eco, prima di diventare convinto sostenitore dell’esperanto in “Alla ricerca della lingua perfetta”, si racconta che dicesse in classe che l’esperanto non fosse una vera lingua perché non si poteva fare l’amore in esperanto. E che una sua allieva lo contraddicesse dicendo «Mi dispiace, professore, ma le assicuro che si può. Io l’ho fatto». C’è chi trova stonato addirittura si possa far poesia o solo cantare in tale lingua per l’idea che si è fatto dalla definizione di “artificiale”.

Le vecchie accuse di lingua fatta a tavolino sembrano oggigiorno essere state superate non solo dai linguisti ma anche dall’opinione della gente comune, che finalmente si rende conto che, di una lingua che è diventata mezzo di espressione (e per taluni anche di creazione artistica) per milioni di persone da piú di cento anni, non si può sminuire il valore tacciandola di artificialità.

Una volta accolto dalla comunità che l’ha fatto proprio, l’esperanto si è sviluppato, ed evolve con l’uso come ogni altra lingua. Qualcuno sa, poi, che vi sono delle lingue nazionali (come il neonorvegese e l’attuale ebraico) che devono il loro sviluppo ad operazioni di pianificazione linguistica e che, ciononostante, non vengono definite artificiali, come se fossero dei fiori di plastica.

Ci sono vari modi piú acconci di definire l’esperanto, tra cui quello di lingua pianificata (Plansprache, planned language), per le sue origini, o di lingua non territoriale, come la definiscono gli interlinguisti russi, ma la definizione piú appropriata è quella di lingua internazionale -e come tale è stata pensata e si è diffusa-, mentre l’inglese (si dovrebbe meglio parlare di lingue inglesi) è lingua etnica, anche se di largo uso internazionale.

L’esperanto è una specie di indoeuropeo ricostruito e semplificato, composto da radici comuni a piú lingue, facilmente riconoscibili da una persona di cultura, in una struttura fondata sulla regolarità, sul forte uso di affissi e sull’elasticità degli elementi lessicali. Come in italiano dalla parola pecora abbiamo pecoraio, pecorino, pecorume, eccetera (ma non gregge, ovile, agnello, ovino, eccetera, formati da altre radici) cosí dal corrispondente esperanto “ŝafo” (dal tedesco Schaf, dall’inglese sheep) abbiamo dei derivati analogici indicanti l’aggettivo, l’insieme delle pecore, il luogo in cui stazionano le pecore e cosí via, non limitatamente come in italiano, ma in un’ampia serie di termini di facile formazione e memorizzazione. Una lingua, pertanto, molto piú regolare e ordinata, e, quindi, di piú agevole apprendimento delle altre.

Nella speranza di averle fornito qualche utile indicazione, la saluto cordialmente.

Giorgio Bronzetti

 

Approfondimenti:

  • “Chieti offre accoglienza ai cultori dell’esperanto” (di Antonello Antonelli)

            http://www.disvastigo.it/2006/10-06.htm

  • Dal “1° libro della Lingua Esperanto”  (di Ludovico Zamenhof)

            http://www.disvastigo.it/approfondimenti/approfondimenti_11.htm

  • “Esperanto, a living language” (Esperanto Centre of London)

            http://www.disvastigo.it/approfondimenti/approfondimenti_11.htm

  • “L’esperanto in pratica” ( di Renato Corsetti)

            http://www.disvastigo.it/approfondimenti/approfondimenti_37.htm

  • “Parliamo di esperanto” (“Disvastigo”)

            http://www.disvastigo.it/approfondimenti/approfondimenti_106.htm

 

[In collaborazione con Disvastigo - Agenzia di stampa per la diffusione di notizie, articoli e documenti sui problemi della comunicazione - Direttore responsabile: Mario D’Alessandro - Direttore editoriale: Giorgio Bronzetti

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