L'ESPANSIONE DELL'ESPERANTO
Caro Direttore, come vecchio cultore dell'esperanto, u1traottantenne veterano del Movimento esperantista mondiale, sono lietissimo di constatare che, da diverso tempo, Avvenire è all'avanguardia nell'informazione riguardante il problema della "Babele linguistica", grave soprattutto per l'Unione europea. Nonostante le riserve, i pregiudizi, la disattenzione e, peggio, la disinformazione non sempre serena, che ne frenano l'espansione, l'esperanto può già contare su innumerevoli gruppi e centri didattici sparsi in ogni parte del pianeta, su una fiorente produzione letteraria e scientifica (40mila titoli solo alla Biblioteca nazionale britannica e, per l'Italia, oltre 6000 titoli presso l'Archivio di Stato, nel Castello Malaspina di Massa Carrara). In diverse .
università, come quella di Paderbom in Germania e di Budapest in Ungheria, o quella di Torino, o come l'Accademia intemazionale delle scienze, con sede a San Marino, l'esperantologia è materia curriculare e la lingua è impiegata per lezioni, esami, tesi di laurea e documentazione d'archivio e di segreteria. Ricordiamo poi i grandi congressi "universali" di esperanto, con migliaia di qualificatissime presenze: con il congresso mondiale, che quest'anno si è svolto in Brasile, siamo giunti alla 87esima edizione, con quello italiano alla 70esima. Ma c'è anche un giovanissimo congresso dell'Unione europea, che si è tenuto all'università di Verona a fine agosto.
Contiamo anche molte famiglie, formate da coppie di esperantisti di nazionalità diverse, per le quali l'esperanto è la lingua degli affetti e dei comuni interessi, e per i cui figli è la prima lingua, la lingua madre.
Luigi Tadolini