Pesaro: l’italiano, una lingua da salvare?

Lo stato della nostra lingua come strumento di comunicazione non solo familiare, ma anche scientifico e letterario, di fronte alla globalizzazione.
Convegno promosso dal Consiglio Provinciale di Pesaro e Urbino in occasione dell'anno mondiale delle lingue si terrà giovedì 7 febbraio alle ore 17,30 presso la sala del Consiglio Provinciale in via Gramsci 4 a Pesaro.


dal Gruppo Esperantista Marchigiano
www.laverdapego.it



Il programma prevede:
Saluti di P.Ucchielli, presidente della provincia e S. Romagna, assessore alla cultura.
Alberto Angelucci (giornalista, direttore de "Lo specchio della città"):
Comicità nell'uso improprio delle lingue straniere.
Riccardo Gualdo (prof. di linguistica all'università di Firenze):
l'uso dell'italiano nella scienza, nella pubblicità, nei mezzi d'informazione, tra la gente: lo stato di sofferenza e le possibili terapie.
Renato Corsetti (presidente federazione esperantista italiana e prof. di psicolinguistica all'università di Roma):
la tutela delle lingue nazionali come tutela della propria cultura e identità.

Il Gruppo esperantista marchigiano si complimenta con il Consiglio Provinciale di Pesaro e Urbino per aver promosso l'importante convegno e, in merito al 2008, anno internazionale delle lingue, propone al dibattito le argomentazioni che vengono illustrate di seguito.

Accanto alla questione del cambiamento climatico un'altra questione, quella della scomparsa sempre più accelerata delle lingue e delle culture, viene ripetutamente posta all'attenzione del mondo da parte delle Nazioni Unite. Ha cominciato l'Unesco ed ora rafforza la posizione l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite stesse, che ha dichiarato il 2008 "Anno internazionale delle lingue".

Quando l'umanità sarà restata con una lingua ed una cultura unica, questa cultura unica non avrebbe più possibilità di evolversi nel confronto con le altre culture e sarebbe destinata ad impoverirsi e a rendere l'umanità piatta e senza stimoli.

Per tutto ciò le Nazioni Unite sostengono il multilinguismo come mezzo per promuovere, proteggere e conservare nel mondo la diversità delle lingue e delle culture, e riconoscono che il vero multilinguismo favorisce l'unità nella diversità e la comprensione internazionale, e riconoscono l'importanza della capacità di comunicare con i popoli del mondo nella loro lingua.

Questa dichiarazione ha raccolto pochissimi plausi da parte di coloro che credono di avere una lingua forte, l'inglese innanzitutto, ma anche il francese, lo spagnolo, ecc. I mezzi di comunicazione di massa dei Paesi economicamente più sviluppati l'hanno ignorata completamente.

Sostenitori sono, ovviamente, tutti i Paesi del Terzo Mondo, le cui lingue rischiano di sparire già nel giro di alcuni decenni, e il movimento per la lingua internazionale esperanto, che saluta questa decisione, perché da sempre si riconosce in quegli stessi valori. L'esperanto non è, come molti credono, un movimento per una lingua unica, ma è un movimento per proteggere tutte le lingue e tutte le culture. L'esperanto in quanto lingua neutrale per i rapporti internazionali e' il miglior modo per tenere le altre lingue al riparo dai processi di erosione da parte delle lingue più forti. In parole povere, l'esperanto non ha dietro di se' un esercito, una economia, una industria culturale, che cercano di sopraffare le altre e pertanto può essere usato per i rapporti internazionali senza rischi di effetti collaterali.

Il Consiglio Nazionale della Federazione Esperantista Italiana ha lanciato una campagna per far riconoscere l'esistenza di diritti linguistici dell'uomo come parte integrante dei diritti dell'uomo, di cui, peraltro, nell'anno da poco iniziato ricorre il 60esimo anniversario. In sostanza gli esperantisti cercano di far entrare nella cultura generale alcuni concetti basilari:

  • i diritti linguistici fanno parte a pieno titolo dei diritti dell'uomo
  • la diversità delle lingue è una parte essenziale della diversita' culturale.
  • la comunicazione tra gli uomini resta una necessità essenziale per arrivare alla comprensione reciproca ed alla pace.

I diritti linguistici fondamentali possono essere riassunti nel diritto ad usare la propria lingua madre ed a ricevere un'educazione scolastica in quella stessa lingua. Inoltre fanno parte dei diritti dell'uomo la possibilità di capire e di essere capiti nei rapporti con persone di lingua madre diversa senza alcuna coercizione a parlare la lingua più forte. L'uguaglianza dei diritti linguistici può essere raggiunta solo se tutte le lingue sono considerate uguali e se alcune lingue non vengono considerate più uguali.

La comunicazione tra popoli e nazioni di lingua diversa è garanzia di ricchezza di influenze reciproche e di reciproco arricchimento culturale. La comunicazione deve essere reciproca e non a senso unico, da nazione guida a nazione guidata. Proprio per questo più lingue e non una sola devono essere usate nei rapporti internazionali e tra comunità di lingue diverse.

E' necessaria, inoltre, una discriminazione positiva a favore delle lingue più deboli (come numero di parlanti o come forza economico-politica dei parlanti), affinché si eviti lo stravolgimento dell'ecologia linguistica con la scomparsa prima di alcuni campi di uso e poi della lingua stessa.

Questo si può ottenere solo con una politica linguistica accorta ed attenta ai problemi delle lingue più minacciate, compreso l'italiano, e con l'uso per i rapporti internazionali di una lingua neutrale pianificata, come l'esperanto, o naturale come il latino, escludendo comunque ed in linea di principio lingue che siano allo stesso tempo lingue di una nazione, per evitare gli effetti di glottofagia, divoramento di altre lingue, drammaticamente presenti e denunciati già da tutti gli esperti e dalle Nazioni Unite.

Su questo tema allarmiamoci in tempo e non ripetiamo quello che e' successo a proposito del cambiamento climatico.