Il direttore di Disvastigo Bronzetti va a Vilnius al congresso della stampa esperantista

 

Allarme Lingua non ci sta e chiede un multilinguismo produttivo

 

 

Allarme Lingua non ci sta. Il direttore editoriale dell'Agenzia di informazione teatina, Giorgio Bronzetti, chiede con forza all'Unione Europea di praticare, oltre che predicare, un multilingusmo effettivo, in cui gli idiomi naturali siano messi in sinergia tra loro anche attraverso il circuito virtuoso e pianificato dell'Esperanto. Basta con l'imperialismo dell'inglese. Non a caso Bronzetti, che parteciperà al Congresso internazionale dei giornalisti esperantisti a Vilnius, chiederà che per le "lingue ufficiali e lingue di lavoro delle istituzioni" il Commissario per il multilinguismo Leonard Orban, garantisca la parità linguistica in seno alla Comunità europea, così come è stato ribadito il 10 maggio a Firenze in una solenne manifestazione, che ha visto la partecipazione del fior fiore della intellettualità nazionale e non. Oltre ai membri della Crusca, c'erano quelli della Real Academia Espanola, Accademia di Svezia, Unesco, Dante Alighieri. Nel comunicato della Crusca, difati, si afferma: "Dopo 50 anni, questo regolamento è pienamente valido, essendo stato confermato via via che ''Unione ha accolto altri Paesi", il che non fa che immalinconirci profon­damente. "Tale affermazione, come tutta la celebrazione -scrive Bronzetti che al congresso interverrà sul rapporto ottimale tra Disva-tigo e la stampa abruzzese -non può derivare dalla man­canza assoluta di conoscenza dell'attuale regime discri­minatorio dell'Ue se Fran­cesco Sabatini, presidente dell'Accademia della Crusca, in un'appassionata lezione tenuta all'Università di Roma Tre ha denunciato con forza la politica di imperialismo linguistico in Europa. Le lingue della Comunità europea avrebbero dovuto avere pari dignità e rispetto per una pax linguistica necessaria per salvaguardare il multilinguismo, ma così non sta andando. Le autorità dell'Unione, come sottolineato dal giornalista della Stampa Beccaria, fanno astratta professione di fede nel multilinguismo            con

campagne che esortano allo studio individuale delle lingue altrui ma la prassi linguistica interna delle istituzioni sta andando in tutt'altra direzione. In sostanza le lingue di lavoro, solo inizialmente tutte quelle dei membri, si sono ridotte a tre ma quella che praticamente viene usata è una sola, l'inglese. E' quindi tutta una presa in giro? Anche a giudicare  dall'ultimo rapporto, fatto proprio dalla Commissione, di Amin Maaouf, anche lui presente e festeggiato a Firenze, che vorrebbe che ogni cittadino europeo adottasse una seconda lingua (anche l'urdu?) come propria, si cerca ogni mezzo, anche quello illusionistico (c'è parità, non esiste alcuna discriminazione linguistica, festeggiamo!), per farci digerire la        pillola dell'imposizione dell'in­glese". Ma aggiunge Bronzetti, i bandi per l'assunzione di personale e per gli appalti della Comunità europea vengono pubblicati soltanto in inglese, tedesco e francese. Come mai? Ebbene, gli unici a protestare sono stati gli esperantisti che dicono: senza la lingua internazionale esperanto non ci può essere multilinguismo giusto nell'Unione Europea. Un tema che sicuramente il Congresso internazionale dei giornalisti metterà ben in evidenza, proponendo un Osservatorio europeo

multilinguistico, in cui vi facciano parte anche esponenti della lingua Esperanto.

Ugo lezzi

 

Cronaca d’Abruzzo 24/5/08