La lingua è l’insieme delle parole e dei suoni legati al modo di esprimersi di un popolo. L’italiano si è formato con elementi tratti prevalentemente dal latino volgare uniti ad altri più antichi anch’essi locali o a volte importati attraverso le invasioni barbariche o determinati da nuovi bisogni spirituali.
Nella metà dell’800 sono sorti i veri problemi per riconoscere ai vari termini una validità nel modo di esprimersi di tutti i membri delle varie zone della nostra penisola. Il Manzoni ha ritenuto di poter dare valida soluzione al problema dell’unificazione delle forme espressive adottando il toscano delle persone colte.
Infatti è stato necessario trovare una lingua che potesse essere valida e comprensibile nelle relazioni scientifiche, economiche e politiche prima di tutto per gli abitanti di uno stesso stato e poi possibilmente per le relazioni fra popoli diversi. Dal Medioevo al XVIII secolo ad esempio la lingua della scienza è stata il “latino” che molti avrebbero voluto addirittura far assurgere a linguaggio universale.
Ma l’impossibilità di trovare una lingua comune a tutti ha portato ad escogitare sistemi più o meno artificiali. Si sono così affermati modi di esprimersi che hanno avuto pratiche applicazioni più o meno durature nel tempo come il Volapük, rapidamente scomparso, l’Esperanto e l’Interlingua con base nel “latino sine flexione”. Leggi l'articolo de opinione.it