16.11.2003 TarantoFututoEuropa


fonte Nova Sento in Rete n. 346

Roma, 16 novembre 2003

Forse ne avrete sentito già parlare, forse avrete già aderito, forse ne siete già collaboratori.... Tanto meglio cosi', ma per coloro che ancora non sanno che cosa sia "Allarme lingua", ecco una breve presentazione.

Nasce lo scorso anno da un'intuizione e su progetto di Giorgio Bronzetti (per contatti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), unitamente all'agenzia di stampa "DISVASTIGO" per i problemi della comunicazione internazionale.

Lo muove la crescente esigenza di tutelare le lingue nazionali - nel nostro caso l'italiano - e quelle minoritarie dalla sopraffazione della lingua dominante.

Premessa.

I - Alla scelta del motto "I care", qualche tempo fa, per il congresso di un partito con la presunzione di lanciare un messaggio da tutti comprensibile, hanno fatto seguito il "question time" alla Camera, il "morning news" della RAI, la legge sulla "privacy" ed un'infinita serie di altri termini inglesi, introdotti dai politici nella vita pubblica italiana.

II - La stampa nazionale risulta zeppa di gap, hub, trend e così via e delle mutilazioni inferte alle parole italiane da traduttori, pigri e infingardi, come "supportare" "evaluare", tanto da togliere ormai il piacere della lettura.

III - Le espressioni stereotipate diffuse dai fumetti televisivi americani come "no problem" ("non c'è problema") contribuiscono ulteriormente a inaridire la lingua. Ormai termini come inghippo, intoppo, noia, impedimento, difficoltà, disturbo, vengono regolarmente sostituiti da "problema".

IV - Nonostante che una ricerca, condotta qualche anno fa, dimostrasse come un messaggio pubblicitario in inglese non elementare poteva venir compreso soltanto dal 6,5 % degli europei, la pubblicità viene sempre più effettuata in inglese e oltretutto con un linguaggio gergale assai poco comprensibile.

V - Le ricorrenze tendono ad assumere la denominazione di "day" e si introducono feste e riti del tutto estranei alla nostra cultura, addirittura riciclando l'antica "Festa campagnola delle zucche" con il brillante nuovo nome di "Halloween".

VI - Sulle insegne di certi negozi, anche in piccoli paesi dell'entroterra fuori dal flusso turistico, troviamo nomi quali "barber shop" ed i cataloghi di certe ditte riportano denominazioni come "sleeping bag", per oggetti chiamati finora in italiano "sacco a pelo".

VII - Il Governo indice una campagna per la diffusione del computer e dell'inglese, un grosso partito chiede che la RAI dedichi il 20% dei suoi programmi all'inglese e all'informatica ed uno scrittore gran sostenitore del mondo anglosassone auspica una maggiore penetrazione dell'inglese nelle nostre scuole attraverso l'uso di tale lingua anche per l'insegnamento di alcune materie. Delle altre lingue non si parla affatto, dimenticando, ad esempio, che il tedesco è la lingua dell'Alto Adige e di tre nazioni della regione alpina che danno lavoro a moltissimi connazionali molti dei quali potrebbero migliorare la loro posizione sociale se possedessero una maggiore conoscenza di quella lingua.

VIII - L'atteggiamento parossistico di tanti genitori, pressati dalla martellante esaltazione del valore della lingua inglese e convinti che la sua conoscenza sia assolutamente imprescindibile, condiziona l'insegnamento delle lingue nelle scuole escludendo, tranne rare eccezioni, tutte le altre.

IX - Il fenomeno del pellegrinaggio in terra anglosassone di tanti giovanissimi, per "soggiorni di studio", costituisce un mercimonio scandaloso, a cui le giovani famiglie italiane non sembrano potersi più sottrarre.

X - Nel 1900 l'inglese era parlato da circa il 10% della popolazione mondiale, nel 1950 da circa l'11% ed oggi da circa l'8,5-9%. Ne segue che per più del 90% della popolazione mondiale, de facto, l'inglese non rappresenta il mezzo principale di comunicazione internazionale.

XI - La superficialità con cui il problema linguistico viene spesso trattato sulla stampa, sta a dimostrare l'indifferenza di tanti formatori di opinione nazionali ("opinion maker" scriverebbe qualche giornalista nostrano): qualche anno fa si riportò addirittura che gli olandesi avevano deciso per legge di cambiare lingua passando all'inglese, il che fece ridere a lungo tutta l'Olanda.

XII - L'uomo comune, nei confronti dello stesso problema, risulta purtroppo non meno superficiale: in molti infatti cedettero tranquillamente alla falsa notizia, trovando del tutto naturale poter cambiare da un giorno all'altro l'idioma nazionale.

XIII - Il pericolo di estinzione delle lingue etniche per opera dell'inglese mondiale, denunciato da tempo dai linguisti, costituisce una seria minaccia per l'umanità: la scomparsa degli idiomi nazionali causerebbe anche la perdita delle varie identità culturali.

XIV - Quando muore una lingua non muoiono soltanto le parole, muoiono le cose, i sentimenti e la stessa facoltà di pensare ne viene indebolita, come dimostra la triste vicenda dei mocheni del Trentino che perdendo la lingua - il Tedesco, non protetto al di fuori dell'Alto-Adige - subirono un forte decadimento.

XV - Nel mondo della globalizzazione i popoli più piccoli, anche se ricchi di storia e di cultura, rischiano di venire sommersi, cancellati per sempre.

La difesa della lingua, il suo uso e la sua costante creazione, sono perciò indispensabili perché una comunità possa continuare ad esistere. (cfr. Francesco Alberoni: Un popolo che rinuncia alla sua lingua perde anche l'anima - Corriere della Sera 13/12/99).

Costituzione del Comitato

Il Comitato "Allarme Lingua", in corso di costituzione ufficiale, si fa promotore di una presa di coscienza del degrado delle lingue nazionali e minoritarie, in particolare della lingua italiana, e della superficialità che il mondo politico e culturale in generale manifesta in merito al problema della comunicazione internazionale.

Al Comitato possono aderire tutti coloro - esperantisti e non - che si riconoscano nell'Appello di seguito riportato, già sottoscritto da molti esperantisti italiani, per contribuire in concreto alla tutela della diversita' linguistica e culturale dei popoli, anche con l'uso della lingua internazionale esperanto quale mezzo sovranazionale e neutrale per la comunicazione internazionale.

APPELLO DEL COMITATO

Ø Il Comitato Allarme Lingua esprime la sua preoccupazione per il degrado sempre maggiore della lingua italiana a causa dell'uso eccessivo di termini inglesi o che ricalcano l'inglese;

Ø denuncia la superficialità del mondo culturale e politico verso il problema della comunicazione internazionale;

Ø invita gli uomini di pensiero sensibili ai valori di cultura e di democrazia ad elevare una protesta corale collaborando alla stesura di un manifesto in difesa delle lingue e delle culture per STIMOLARE un maggior rispetto verso le lingue nazionali e per AFFERMARE il diritto dei popoli alla conservazione e allo sviluppo della propria lingua ed all'uso, per i rapporti internazionali, di una lingua neutrale e sovranazionale non distruttiva come l'Esperanto.

Chi vuole collaborare concretamente, od anche solo appoggiare l'iniziativa con l'adesione al Comitato, può contattare Giorgio Bronzetti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., oppure Edvige Tantin Ackermann - Responsabile delle iniziative del Comitato per il Friuli-Venezia Giulia Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Suggerimenti, consigli, progetti e proposte sono benvenuti: solo se saremo numerosi, propositivi e determinati potremmo contribuire al successo dell'iniziativa.

Sarebbe auspicabile che questo Comitato riunisca in un'unica alleanza tutte le varie anime del movimento esperantista italiano, al di là delle appartenenze politiche, religiose, linguistiche e settoriali, per il perseguimento di un UNICO scopo comune: la tutela della propria lingua materna e la PROMOZIONE DELLA LINGUA INTERNAZIONALE ESPERANTO quale seconda lingua per tutti i popoli della terra.