IL RICONOSCIMENTO DELLA LINGUA DEI SEGNI: La convenzione ONU del 2006, sui diritti delle persone con disabilità, riconosceva le lingue dei segni promuovendone l’acquisizione e l’uso. Da allora, e, in verità, anche da molto prima che fosse ufficializzato dall’ONU, quasi tutti i paesi del mondo riconoscono alla lingua locale dei segni pari dignità della lingua parlata. Quasi tutti davvero: anche la Cina, che per diritti dell’uomo vacilla, o l’Iran, gli Stati Uniti; e per venire più vicini a noi, la Francia, la Spagna… manca l’Italia, guarda caso.

A causa di questa inadempienza alla avvenuta ratifica italiana di questa Convenzione ONU – e a ben guardare, inadempienza anche dei principi di tutela delle minoranze linguistiche dettate dai trattati europei (Maastricht innanzi tutto) e dalla nostra stessa Costituzione, che pur non facendo cenno alcuno alla lingua italiana ufficiale, tutela espressamente tutte le minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale – insomma a causa della, chiammiamola “disattenzione” dello Stato italiano, pochi mesi fa è partita una iniziativa di Radio Kaos perché anche la LIS (Lingua Italiana dei Segni) sia riconosciuta e tutelata; battaglia che la sta avendo vinta, piano piano.

Infatti, se ancora non si sono avute risposte in materia legislativa dallo Stato italiano, tuttavia questa iniziativa ha avuto il merito di svegliare la consapevolezza e l’interesse delle persone su un reale problema di libertà e integrazione. Molti politici si sono detti favorevoli al riconoscimento della LIS tra le lingue minoritarie sul nostro territorio (lingue tutte tutelate dalla nostra costituzione); e sono nate qua e là iniziative locali in favore dei sordi italiani. Sulla petizione (cancelletto twitter: #iosegno), di Radio Kaos si legge:

“Il riconoscimento della LIS come una vera e propria lingua garantirebbe la libertà di un sordo di scegliere come comunicare ed integrarsi: un effettivo e illimitato accesso all’informazione, alla comunicazione, alla cultura, all’educazione, ai servizi, alla vita sociale, lavorativa e perfino ricreativa; un’equa rappresentazione politica e giuridica, l’accesso all’istruzione… la dignità.”

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