22.09.2004 Corriere del Trentino

Una lingua comune per unire l'Europa

Ieri e oggi. Quasi 150 anni fa, impe­rante in Austria il giovane Francesco Giuseppe, il governo aveva a disposi­zione una organizzazione amministra­tiva altamente centralizzata, che con­sentiva di gestire tutti i tenitori tra lo­ro assai diversi per stirpe, lingua e na­zionalità. Però nel Consiglio di Stato (Reichsrat) sussistevano due schiera­menti: ungheresi, cèchi e sloveni lotta­vano per un programma federalista; i tedeschi, invece, volevano conservare una forte organizzazione centralizzata: dopo 400 anni non erano riusciti a con­vivere in modo adeguato. Perciò, già dal 1866, si sentiva la necessità del dibatti­to per il ripristino delle condizioni di co­stituzionalità; si avvertiva la mancanza del concetto di Stato, su cui aveva pre­so il sopravvento il concetto di naziona­lità: il suddito non si qualificava come «austriaco», ma secondo la propria lin­gua materna (tedesco, cèco, sloveno, italiano). Nel 1918 avveniva il crollo dell' impero «austro-ungarico», la dis­soluzione del grande «Stato plurinazio­nale», costituito dagli Asburgo in quasi 700 anni di storia.

tUnione europea, raggruppamento di Stati indipendenti, di lingue diverse, ma di radici culturali e spirituali comu­ni, è invece un sistema federativo, co­stituitosi dì propria spontanea volontà, al fine di tutelare nel modo migliore gli interessi comuni, come la difesa, la po­litica estera, i rapporti commerciali. Per unificazione, per esempio, sono sorti gli Stati uniti d'America, la Confederazio­ne elvetica, la Repubblica federale te­desca. La diversità delle lingue nella Uè costituisce però un grosso muro con po­che aperture di comunicazione fra i po­poli. Il plurilinguismo per tutti è un mi-

raggio. Decorre invece un idioma co­mune, alla portata di tutti, di stampo europeo, veicolare delle culture, come fu il latino per tutto il Medioevo, in cui ognuno si riconosca come appartenen­te all'Ue e con cui si senta cittadino «eu­ropeo». Questa coscienza è una delle prime condizioni vitali della Uè, come si deduce dagli ammaestramenti della storia. Tali requisiti possiede l'idioma pianificato ausiliare, pronto per l'uso, giacché la sua funzionalità è attestata da oltre un secolo in tutti i campi: l'e­speranto.

Renzo Seguila, Lenzumo di Conca

Corriere del Trentino 22/9/04