Nova Sento 19/11/07

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Il problema delle lingue in Europa - di Claude Piron
Lettera di Claude Piron di Allarme Lingua a Leonard Orban, Commissario
europeo per il multilinguismo

Il Commissiario Ue per il multilinguismo, il romeno Leonard Orban, grande
sostenitore, almeno a parole, dell´importanza irrinunciabile del pluralismo
linguistico, ha rivolto ai cittadini europei la domanda "Cosa pensate delle
lingue in Europa ?" in http://forums.ec.europa.eu/multilingualism/ . Claude
Piron, psicologo svizzero esperto di comunicazione internazionale e membro
del Consiglio Scientifico di Allarme Lingua, già apparso più volte sulla
stampa abruzzese con sui interventi a favore di una comunicazione più
democratica, ha inviato la lettera che segue.

Signor Commissario, La ringrazio per aver invitato dei semplici cittadini
ad esprimere il proprio parere. Lo ritengo un simpatico segno di rispetto
per l´ "uomo della strada". Il problema  delle lingue in Europa è
caratterizzato dalla tensione tra due bisogni in apparenza contraddittori:
il bisogno di comunicare in modo efficace ed il bisogno di rispettare
uguaglianza ed anche identità di ognuno. Avvalersi dell´inglese non è
democratico, anzi porta la maggior parte degli europei all´afasia. Osservi
la comunicazione tra due cittadini europei, di lingua non germanica, sulla
trentina o quarantina e che abbiano studiato l´inglese per sei o sette anni
durante l´iter scolastico:: frasi  spezzettate, costante ricerca della
parola voluta, necessità di numerose ripetizioni per poter capire,
pronuncia bloccata o disturbata di alcuni fonemi, ecc. Quanto all´
investimento necessario in tempo e fatica, il risultato è piuttosto
deludente e riconducibile alla non adattabilità dell´inglese alle esigenze
della comunicazione interculturale. Prova oggettiva ne è che un
investimento 10 volte minore dà un esito decisamente migliore, laddove la
lingua di comunicazione venga scelta con più discernimento.

Non solo avvalersi dell´inglese non è democratico, ma nel modo stesso di
presentare il problema alle popolazioni  si annida un drammatico deficit di
democrazia. I principali inganni sono i seguenti.

-Viene fatto credere ai non anglofoni che sia possibile imparare bene
l´inglese. Questo è vero solo per una limitata percentuale di coloro che
parlano una lingua germanica o per coloro che hanno i mezzi di frequentare
per 4 o 5 anni una università di lingua inglese. 

-Viene fatto credere che sia possibile imparare bene l´inglese attraverso
l´insegnamento scolastico.  Da una ricerca condotta ad Hannover su 3700
studenti con 8 ­ 10 anni d'inglese alle spalle, emerge che solo l´1% è
stato classificato nella categoria "ottimo" e il 4% nella categoria
"buono", in base alle percentuali di successo riferite al test di lingua.

-Viene fatto credere che una volta imparato l´inglese sia possibile
comunicare ovunque nel
mondo.  Nell´Europa continentale oltre il 90% della popolazione non è in
grado di capire un brano di inglese corrente. Provi in Polonia o in Francia
ad esprimersi in inglese con persone incontrate per strada  e si accorgerà
di essere stato ingannato sull´universalità dell´inglese.

-Viene fatto credere che lo status dell´inglese come unica lingua globale
sia definitivo, che la cosa sia ineluttabile. La storia insegna che un
simile giudizio ha buone probabilità di essere smentito più che di essere
convalidato.  

- Per molti versi la fonetica dell´inglese la rende molto più difficile da
pronunciare di gran parte delle altre lingue per la maggioranza della
popolazione e per quanto riguarda la padronanza del lessico occorre una
fatica doppia rispetto a quella necessaria per un'altra lingua. In quasi
tutte le lingue si riscontra un collegamento formale che agevola la
memorizzazione di nozioni connesse: si fa derivare "lunare" da "luna",
"dentista" da "dente", "disarmo" da "arma". In inglese invece occorre ogni
volta imparare due parole diverse: moon / lunar, tooth / dentist, weapon /
disarmament. Inoltre non si ha una buona padronanza dell´inglese se non si
conoscono migliaia di doppioni del tipo buy / purchase, read / peruse,
freedom / liberty, threat / menace, ecc. La maggior parte delle lingue
funziona benissimo senza un simile ingombro lessicale. Inoltre non è
affatto vero che l´inglese sia una lingua precisa quanto la maggior parte
delle altre lingue. L´inglese è decisamente più approssimativo, per via dei
pochi riferimenti grammaticali e dei campi semantici spesso troppo vasti.
Ho lavorato con parecchie lingue e nessuna è così ambigua. Ciò è
particolarmente deplorevole, specie per i testi giuridici e scientifici.

-  Si fa credere che l´esperanto è un passatempo, una utopia che non
funziona.  Se lo paragoniamo, nella pratica, ad altri linguaggi
internazionali, cioè ad una  buona conoscenza dell´ inglese,  all´
interpretazione simultanea o consecutiva, alla mimica o al linguaggio
maccheronico, ecc. ci si rende conto della sua superiorità. Infatti con
l´esperanto non si è costretti ad investire un solo centesimo nella
comunicazione linguistica ed essendo l´impegno decisamente minore (sei mesi
di studio dell´esperanto danno una capacità di comunicazione che in
un'altra lingua, inglese compreso, non viene raggiunta nemmeno dopo sei
anni), il rapporto costo-efficacia risulta senz'altro più favorevole
rispetto ad altri sistemi (vedi Claude Piron, "Communication linguistique:
Étude comparative faite sur le terrain", <Language Problems & Language
Planningi>, vol. 26, 1, 23-50 o, in italiano: .
http://www.allarmelingua.it/Approfondimenti/AP%2013.htm

La sostituzione dell´inglese con l´esperanto porterebbe ad una apprezzabile
riduzione dei costi sia nell´insegnamento che nelle relazioni
internazionali  (l´economista François Grin ha calcolato che se l´Europa
adottasse l´esperanto, risparmierebbe annualmente 25 miliardi di euro) e
consentirebbe di dedicare ad altri idiomi centinaia di ore di lezione,
rendendo in tal modo possibile una effettiva diversificazione
nell´insegnamento delle lingue. La scuola tornerebbe a rispecchiare la
diversità culturale invece di essere costretta a influenzare gli studenti
con un' unica cultura presentata di fatto come superiore alle altre.

Insomma, l´organizzazione linguistica dell´Europa e del mondo in generale
si regge su una impressionante serie di inganni  sia  perché i propagatori
delle falsità sono in malafede, sia ­ ed è sicuramente il caso più
frequente - perché ripetono quanto viene detto senza curarsi di verificare
i fatti e di pensare alle conseguenze del loro atteggiamento. Signor
Commissario, Lei conta di fare qualcosa e conta di fare qualcosa la
Commissione
per ristabilire la verità e consentire agli Europei di
scegliere un regime linguistico in piena consapevolezza? Ci auguriamo di
sì, perché se si continuerà sulla via dell´inerzia, capiremo  che la
democrazia non avrà più nulla da aspettarsi dalle istituzioni europee.
Infatti qualsiasi inganno, anche se divulgato in buona fede, apre la porta
alle derive antidemocratiche.

Claude Piron

www.disvastigo.it      
DIS331  07/11/07