Alla Fortezza da Basso la fiera del no global
Una Babele di lingue, seminari e incontri, come quello tra Bové e un gruppo di pastori sardi
ANGELO MASTRANDREA
INVIATO A FIRENZE
Nell'altro mondo possibile in mostra nella Fortezza da Basso puoi scoprire che l'esperanto potrebbe essere un'ottima lingua di sintesi per noi comuni europei, ma che per ora aggiunge confusione alla babele di lingue che già si può ascoltare tra le mura medicee che ospitano gran parte del Forum sociale europeo. Ma anche che il prodotto interno lordo si può calcolare in base a parametri di impatto ambientale e sociale, come spiega la Rete Lilliput; che le persone possono essere considerate come unità di misura del mondo, tanto che è stato elaborato un «planisfero politico» in cui le bandiere statali sono messe in relazione alla popolazione anziché al territorio; e che «contro il silenzio del supermarket» la via d'uscita è l'artigianato manuale. Per averne la dimostrazione basta aggirarsi tra gli oltre 250 stand che fanno dei due piani della Fortezza un'enorme fiera del no global, o affacciarsi a una delle centinaia di seminari e workshop autogestiti, o sedersi a discutere nelle improvvisate assemblee o magari a uno dei tanti punti di ristorazione dove puoi trovare di tutto, italianissima porchetta e caffé equo del Nicaragua. E' per vedere e ascoltare tutto questo che sono arrivati in decine di migliaia, nella sola giornata di ieri, diventando allo stesso tempo spettatori e protagonisti di questo scoppiettante avvio di Forum sociale. E che davvero tutti possano essere protagonisti di quest'evento è testimoniato da episodi come l'incontro, del tutto casuale, tra il contadino no global per eccellenza, il francese Josè Bovè, e un gruppo di pastori sardi, con i quali si vocifera Bovè abbia stabilito un'inedita alleanza. O da quello tra il prete no global per eccellenza, don Vitaliano della Sala, con un gruppo di focolarini che gli spiega il proprio progetto di economia di comunione. In estrema sintesi, come sdoganare agli occhi dei comunisti il mondo dell'imprenditoria costituendo aziende che destinino a iniziative di solidarietà un terzo dei profitti. Possibile? Sì, tanto che, raccontano, in tutto il mondo già esistono 800 imprese di questo tipo, e a Firenze si sta avviando il primo polo italiano, con tanto di patrocinio provinciale. Ma i mondi possibili che si incrociano in questa prima prova generale europea sono tanti quasi quanto i protagonisti, e l'unico che riesce a sintetizzarli, almeno linguisticamente, è quell'uomo che ci spiega, in perfetto esperanto, che nella futura parlata comune europea Social forum si dirà «Socia forumo» e che per sfuggire alla dittatura dell'inglese c'è bisogno di «una lingua neutrale per tutti». Per il resto, ognuno propone la sua ricetta. Come gli Indiani padani, in raduno con le «tribù arcobaleno» su una collina vicina, che per isolare «l'infiltrazione della violenza» sapientemente consigliano: «alle provo-k-azioni disobbedisci bloccati siediti e fai l'amore», con chi si vedrà. E che, sentendosi appunto indiani, spiegano come «gli antichi romani stanno agli etruschi come gli indiani d'America stavano agli inglesi», e ne fanno una battaglia politica a tal punto che ieri mattina un gruppetto di una ventina di persone ha occupato un cantiere della Tav a Sesto Fiorentino la cui apertura impedisce l'accesso a una tomba etrusca. O come i Beati costruttori di pace, che, per combattere «i nemici delle falde acquifere», chiedono di capovolgere il proprio stile di vita, semplicemente riducendo i consumi. Come? Bevendo acqua del rubinetto, chiudendo quest'ultimo mentre ci si lava i denti, preferendo la doccia al posto del bagno e usando l'acqua della pasta per lavare i piatti. Domestica, come prospettiva politica, ma alla portata di tutti. Da subito.