Ai gentili signori che stanno affondando la scuola

 

Sono insegnante precaria d’italiano della scuola media. Precaria, quindi uno “spreco”. Sono dieci anni che lavoro nella scuola pubblica e ogni anno entro in una nuova classe, a volte in più classi e trovo sempre la stessa situazione: alunni che non sanno leggere, che non sanno quale sia la differenza tra un verbo e un “nome“ ( guai a chiamarli sostantivi, ti guardano come se fossi una marziana).

E allora , dopo un attimo di sconforto, mi tiro su le maniche e si incomincia! Si incomincia perché tanti anni fa , una mia amica insegnante di filosofia, mi disse : “l’insegnante d’italiano che non fa bene la grammatica alle scuole medie, il giorno in cui morirà, gli angeli custodi dei suoi alunni verranno a strozzarla davanti al trono dell’Altissimo, perché avrà rovinato il loro futuro lavorativo”.

Per noi insegnanti d’italiano è una missione la grammatica. Niente progetti perditempo, niente letteratura per un quadrimestre ( la faranno bene alle superiori), tanta grammatica e tanta lettura. Sì, tanta grammatica, quella che si fa bene solo alle scuole medie, che poi non sarà più ripresa così perché nella scuola di II grado è tempo di farli andare avanti. E allora tanti verbi , tanta analisi logica, tanta analisi grammaticale!

E lo sapete cosa accade? No, non potete saperlo, perché voi non insegnate, perché voi non avete mai messo piede in una scuola se non come alunni e non avete idea di cosa sia la scuola. Ve lo dico io cosa accade: iniziano a capire. Iniziano a parlare meglio, iniziano a studiare meglio anche le altre materie perché iniziano a capire la struttura della lingua italiana e così comprendono meglio i testi di ed. motoria, di ed. tecnica, iniziano a capire che il pronome personale “io” esiste anche in inglese ed è “I”.

Questo perché? Perché l’italiano è la base, non è la materia più importante ma è la base di tutte le altre materie, perché siamo in Italia e si parla in italiano. Ora voi volete tagliare, benissimo, secondo la vostra logica avete ragione, voi investite soldi nella scuola e noi non produciamo nulla, perché noi non produciamo scarpe, e quindi non vi rendiamo subito gli utili. Avete ragione! Ma noi non produciamo scarpe, noi formiamo esseri umani, noi formiamo la futura classe dirigente, i futuri medici, avvocati, ragionieri, spazzini, contadini, ingegneri e macellai.

Già adesso le eccellenze della scuola italiana non sono in grado di scrivere correttamente, se continuiamo così fra vent’anni ci faremo curare da medici che non saranno in grado di scrivere una ricetta. Avremo avvocati che in aula diranno: “Se dovrebbe, avrebbe…” E questo lo state facendo voi. Io sono seriamente preoccupata per i miei figli, per tutti i bambini di oggi che domani saranno sempre più ignoranti. Non siamo noi insegnati il problema, siete voi che con le vostre insulse scelte di risparmio non ci permettete di lavorare, non ci permettete di mandare avanti le nostre classi. Comunque grazie, non per il mio lavoro, in qualche modo farò, ma grazie per quello che state facendo ai miei tre figli. Cordiali saluti

Laura Garcia
 
(5 luglio 2008)

Il Messaggero