Il dialetto, quello che una volta in classe veniva censurato a suon di bacchettate, non è più un tabù e tra poco potrebbe diventare materia scolastica a tutti gli effetti. La proposta di legge che porta la firma di Nicola D'Agostino, dell'Mpa, approvata ieri all'unanimità dalla commissione Cultura del Parlamento regionale - che prevede per due ore a settimana "la valorizzazione e l'insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliane nelle scuole di ogni ordine e grado" - ha scatenato subito una ridda di polemiche.

Il più critico è lo scrittore Vincenzo Consolo, il quale vede in questa iniziativa una deriva leghista: "Ormai siamo alla stupidità. Una bella regressione sulla scia dei "lumbard". Che senso hanno i regionalismi e i localismi in un quadro politico e sociale già abbastanza sfilacciato? Abbiamo una grande lingua, l'italiano, che tra l'altro è nata in Sicilia: perché avvizzirci sui dialetti? Io sono per la lingua italiana, quella che ci hanno insegnato i nostri grandi scrittori, e tutto ciò che tende a sminuirla mi preoccupa".
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