Il nuovo governo garantisce: studiare le lingue straniere è una priorità

La Libia è un paese ricco. I libici invece sono, nella stragrande maggioranza, poveri. Se la grandezza di un Paese si misura spesso dal livello di istruzione della popolazione che vi abita, così la conoscenza delle lingue straniere può essere considerata un buon metro di valutazione. Un parametro che il popolo nord africano conosce molto bene e che da sempre tenta di riconquistare. Dopo tanti anni sotto il regime di Gheddafi, la Libia continua a sentire gli effetti della dittatura in termini di vitalità nell'azione politica e nello sviluppo economico e sociale. Un incubo totalizzante che accompagnava i giovani libici fino all'università, in ogni ramo della formazione: dagli studi umanistici, con i trattati sulla Terza teoria internazionale e le antologie delle opere letterarie del Gheddafi romanziere, fino a quelli scientifici. Dove mancavano le sue opere, ad esempio in medicina e matematica, arrivavano le sue direttive su come orientare tali studi.

A metà degli anni ottanta, il regime aveva vietato lo studio delle lingue straniere e, nello specifico, della lingua inglese in tutte le scuole libiche. Per giustificare questa operazione agli occhi del mondo, Gheddafi annunciò che era nell'interesse delle future generazione rimpiazzare l'insegnamento della lingua anglosassone con una nuova materia chiamata "coscienza politica". Tutto questo nel tentativo di tenere il Paese, o per lo meno quella parte di popolo povero e ignorante che, per quarant'anni ha costituito la sua base di potere, al "riparo" della modernità dell'Occidente.

Ci vorrà del tempo perché questi effetti sulla popolazione possano gradualmente affievolirsi, ma ora che il regime è caduto, un passo molto grande è stato fatto e si sta facendo nello scenario libico in termini di formazione. Uno dei grandi obiettivi post-rivoluzionari, infatti, è quello di riabilitare l'insegnamento delle lingue straniere nelle scuole e, in particolare, come scrive il Tripoli Post , lo studio della lingua inglese come strumento fondamentale per la comunicazione internazionale.

Prima del 17 febbraio 2011, giorno in cui la rivoluzione libica entrò nel vivo, la popolazione aveva creato, nei confronti dell'apprendimento di queste lingue, una sorta di barriera psicologica. Infatti, se la generazione al di sopra dei sessant'anni parla l'italiano, il francese o l'inglese, i giovani lamentavano la frustrazione di non poter comunicare con nessuno che non parlasse arabo. Dopo quella fatidica data, invece, c'è stato un radicale cambio di atteggiamento: dagli studenti, soprattutto universitari, agli imprenditori, fino ad arrivare ai semplici impiegati, tutti ora aspirano a conoscere le lingue straniere. Per non rischiare di tornare al passato, il ministero dell'Istruzione ha adottato diverse misure: la prima e fondamentale è stata quella di realizzare dei piani strategici a lungo termine per creare un ambiente idoneo all'apprendimento pedagogico, soprattutto attraverso l'uso di nuove tecnologie.