Ormai la conoscenza dell’inglese non è più sufficiente per restare al passo con il mercato. Ecco perché gli head hunter vanno a caccia di professionisti che parlano le lingue dei paesi emergenti

L’inglese, lingua degli affari per eccellenza, non basta più. Non che abbia perso lustro, ma ormai per imporsi nei nuovi mercati occorre ampliare il proprio bagaglio linguistico.
E i nuovi mercati sono gli emergenti: Est Europa, Asia e Sud America. Ecco perché salgono sul mercato del lavoro le quotazioni di quei professionisti che sono in grado di rapportarsi nelle lingue parlate in questi paesi.
Quadri e top manager a caccia di nuove opportunità d’impiego, quindi, dovrebbero arricchire il proprio curriculum vitae con nuove skill linguistiche.
Lo dicono gli head hunter stessi: secondo una recente analisi del gruppo Hays, gruppo specializzato nella selezione del personale a livello globale, chi migliora le proprie competenze linguistiche non solo influenza in positivo la singola performance lavorativa, ma accresce anche la propria autostima, aiutando l’azienda a interfacciarsi in un contesto economico in costante evoluzione.
“In una società in cui gli equilibri cambiano in continuazione e i mercati emergenti potrebbero ribaltare lo scacchiere economico mondiale, i paesi più forti devono trovare un nuovo sistema di condivisione linguistica, evitando di imporre la propria lingua e il proprio sistema valoriale" spiega Carlos Manuel Soave, managing director di Hays Italia.

Leggi l'articolo di Massimo Morici - economia.panorama.it