Ci sono ancora bandi di concorso pubblicati dalla Confederazione per mansioni all'interno dell'amministrazione che rispettano solo in parte, o per nulla, la legge federale sulle lingue o le istruzioni concernenti il plurilinguismo. È quanto si evince dalle ben sette interpellanze inoltrate da membri della deputazione ticinese alle Camere federali cui il Consiglio federale ha risposto oggi.

In particolare, i deputati - che passano al setaccio con occhio vigile i posti messi a concorso dal Governo - rimproverano all'amministrazione l'uso considerato discriminatorio della locuzione "lingua madre", "bilingue tedesco/francese", oppure di formulazioni nelle quali vengono chiaramente indicati gli idiomi richiesti (tedesco e francese, senza utilizzare l'espressione più neutra di "lingua ufficiale"), senza menzionare l'italiano, talvolta sostituito dall'inglese.

Nelle sue risposte il Governo ammette in alcuni casi di non aver rispettato appieno le prescrizioni sulle lingue, dando così l'impressione che i potenziali candidati italofoni fossero tagliati fuori.

L'Esecutivo ricorda, inoltre, che la menzione dell'inglese è sovente legata alla particolare funzione richieste, ossia quando sono frequenti contatti con l'estero o organizzazioni internazionali. La sensibilità sul tema varia anche a seconda della presenza o meno di un delegato o responsabile al plurilinguismo.