24.02.05 Gazzetta di Mn

Perché declassano la lingua italiana

Le recenti polemiche, in sede comunitaria, circa l'uso ~ dell'inglese, del francese e del tedesco negli atti ufficiali della comunità e la conseguente esclusione della lingua italiana relegata a un uso saltuario nelle conferenze stampa settimanali alla stregua d~lle lingue degli altri 22 paesi della '" Comunità allargata:, non può se non preoccuparci e rammaricarci. Un altro segno della crisi che investe il nostro pae se confinato all'ultimo posto, il fanalino di coda della UE.

~ L'Italia, paese fondatore della UE, merita ben altro trattamento, se non altro per il bagaglio culturale e storico possente che esprime. Ad ogni lingua, ben s'intende, si deve rispettto, ma è altrettanto chiaro che occorre aver riguardo alla tradizione culturale di un grande paese quale è il nostro, pur in fase di recessione.

Evidentemente i nostrr rappresentanti, in sede europea non hanno fatto appieno il loro dovere! il quadro che ne deriva è sconfortante anche con riferimento all'uso interno della nostra lingua. Prevalgono infatti i dialetti nonché un «italiese» televisivo orrendo, che non conosce i congiuntivi ed ha abolito la «consecutio temporum», quasi fosse un'anticaglia da dimenticare.Una lingua, la nostra, purtroppo disastràta, infarcita malamente di termini inglesi, spesso storpiati od usati a sproposito, un abuso costante di sigle conosciute solo (e non sempre) dagli addetti ai lavori. Le parole tutor, editor, advisor, trend, management, link, mouse, web hanno ottimi e chiari corrispondenti lessicali italiani che, non si capisce, perché non vengano usati. Forse, alla base di tale malcostume, esistono sia una profonda ignoranza della nostra lingua che un peccato d'origine tutto nostro ed antico: l'esterofilia!

Un vizio quest'ultimo che ha creato storicamente e crea tuttora autentici disastri! I soggetti che ne fanno uso, per moda, civetteria, od altro, non conoscono spesso né l'italiano né l'inglese dominante.

Non basta aver appreso, a malapena, il significato della parola «trend» se non si è studiato l'inglese a fondo e se non lo si pratica, quasi quotidianamente, anche al di fuori dello specifico settore di lavoro. Se non si leggono i testi di lingua inglese ed i giornali di informazione oltre a quelli settoriali. L'italianista De Mauro ha già lanciato al mmistro Moratti numerose «grida di dolore» per il degrado della nostra lingua, senza tuttavia ottenere risposta alcuna. Quindi, per concludere, «mala tempora currunt» anzi «cucurrunt»! Esiste purtroppo un analfabetismo di ritorno che riguarda milioni di italiani e che costituisce un fenomeno sociale di tristissimo rilievo. '~ Non si può sperare in una scuola alla sfascio e quindi sia fatta la volontà di Dio..

A vv. Mario Truzzi

GAZZETTA DI MANTOVA 24.02.05