English native speakers only
Tutti parlano l’inglese nella capitale d’Europa. A Bruxelles anche gli spazzini sanno l’onnipresente lingua di Shakespeare, grazie ai continui programmi TV dagli USA. Ciò nonostante c’è un crescente fossato tra quelle persone che sono solo buoni conoscitori dell’inglese e coloro che lo parlano dalla nascita. Per un numero sempre maggiore di persone una conoscenza “buona” o anche “eccellente” dell’inglese non è sufficiente per raggiungere dei posti di lavoro ben pagati presso le organizzazioni europee a Bruxelles. Di tale discriminazione linguistica soffre anche l’esercito crescente dei giovani europei che hanno studiato in Gran Bretagna o in Irlanda. Sono stati circa 160 000 nel 2001, quest’anno saranno più numerosi.
“Ho studiato politica europea al Keble College di Oxford” dice un giovane tedesco con fierezza. Tuttavia, anche con il suo quasi perfetto inglese di Oxford, afferrare un posto ben retribuito in una organizzazione europea non è facile. “Spesso negli annunci per impieghi europei, vedo le parole “English mother tongue”. So subito che non avrebbe senso per me candidarmi, anche se so bene l’inglese.” Per il 27enne tedesco, annunci di tal specie sono chiaramente discriminatorî. “Ma che posso fare? Bruxelles è una città molto piccola. Se sollevassi una questione verso una qualche organizzazione europea, ne ricaverei solamente una cattiva reputazione, anche preso altre possibili datori di posti di lavoro.” Il giovane tedesco ora concentra la sua ricerca di lavoro verso quei posti di lavoro europei in cui non viene richiesta la conoscenza della lingua inglese dalla nascita.
Nel corso dell’anno 2001, più di 300 offerte d’impiego di tale specie sono state pubblicate nei giornali di Bruxelles da organizzazioni europee finanziate in tutto o in parte dalla Commissione Europea. Quasi mai appaiono offerte per parlanti dalla nascita di altre lingue. La Commissione Europea riconosce l’esistenza del problema giuridico costituito dalle offerte d’impiego fatte esclusivamente per angloparlanti dalla nascita. “Pretendere la conoscenza dell’inglese dalla nascita può essere considerato discriminatorio” ritiene Anna Diamantopoulou, Commissaria Europea responsabile per il lavoro e le pari opportunità. Rispondendo a un’interrogazione dell’europarlamentare italiano Vitaliano Gemelli, anche la Commissaria Viviane Reding, responsabile per la cultura e l’educazione, ha riconosciuto un caso di discriminazione linguistica presso l’ufficio della Commissione per il programma europeo Socrate, Leonardo e Gioventù.
“A dispetto di tali riconoscimenti, la Commissione Europea continua a finanziare un gran numero di organizzazioni europee a Bruxelles che riservano posti per angloparlanti dalla nascita,” spiega Umberto Broccatelli, presidente dell’Unione Esperantista Europea. Da due anni questa organizzazione esperantista segue la discriminazione linguistica nelle organizzazioni europee. Per Broccatelli, la lingua internazionale e neutrale Esperanto avrà delle possibilità solo quando i politici cominceranno veramente a rispettare la parità e la diversità delle lingue. “Per noi esperantisti tutte le lingue hanno lo stesso valore. Questo è veramente uno dei princìpi base della lingua neutrale Esperanto. Perciò, quando per la prima volta abbiamo visto una lista di offerte di lavoro di tale specie, abbiamo subito sentite che erano discriminatorie”. Solamente dopo moltissime lettere dell’Unione Esperantista Europea inviate a Prodi e ad altre personalità dell’Unione europea, e grazie a interrogazioni parlamentari da parte di europarlamentari sostenitori, è venuta una conferma dalla Commissione Europea. “Mi dispiace che le nostre lettere diano un po’ di disturbo alla Commissione Europea, ma l’uguaglianza linguistica è un importante principio per tutti - anche per ben remunerati funzionari europei.”
La piccola vittoria contro la burocrazia della Commissione Europea non accontenta il romano Broccatelli. “Dall’inizio dell’anno una cinquantina di importanti organizzazioni europee ha riservato dei posti a persone parlanti l’inglese dalla nascita. Tra queste c’è persino un servizio ufficiale della Commissione Europea, il progetto Jean Monnet ” spiega Broccatelli. “Abbiamo già messo insieme una lista di 350 inserzioni per offerte d’impiego discriminatorie fatte da organizzazioni e ditte a Bruxelles”. E l’Unione Esperantista Europea denuncia solamente quelle offerte d’impiego che pretendono la conoscenza dell’inglese dalla nascita. “Però un numero ancora maggiore di organizzazioni europee richiede una conoscenza ‘perfetta’ dell’inglese, e dopo invita alle selezioni solamente persone che parlano dalla nascita la lingua di Shakespeare” afferma Broccatelli.
Anche Günther Verheugen, Commissario Europeo responsabile per l’allargamento, è imbarazzato per il torrente di annunci europei di offerte d’impiego per impiegati che abbiano l’inglese come madrelingua. In un caso di discriminazione nel servizio Tacis/Phare della Commissione Europea, Verheugen ha riconosciuto che “questa menzione, che appare discriminatoria, avrebbe dovuto essere formulata meglio”. Tuttavia secondo Verheugen, Tacis/Phare non ha fatto una discriminazione anche se ha richiesto la conoscenza dell’inglese dalla nascita per un funzionario il cui compito è informare persone dell’Europa orientale e centrale. “In effetti, anche se l’inglese è la lingua materna della persona che è stata assunta per quel posto, tale persona ha parecchie altre qualità, anche linguistiche, grazie alla profonda conoscenza di un’altra lingua ufficiale dell’Unione.”
Tali risposte diplomatiche da parte della Commissione Europea circa la discriminazione linguistica mandano in collera Bart Staes, membro del Parlamento Europeo. “La Commissione Europea è ipocrita. Essa riconosce che pretendere la conoscenza dell’inglese dalla nascita è discriminatorio, ma non fa nulla contro tale pratica da parte delle organizzazioni europee che essa stessa finanzia!”. Staes ha ricevuto l’appoggio di Laurette Onkelinx, ministra belga per le pari opportunità in una risposta ufficiale alle sue rimostranze. “Per essere un madrelingua bisogna essere nato in quel determinato Paese. Si deve quindi essere cittadino di un determinato Stato membro, non di un qualsiasi altro Stato,” riteneva la signora Onkelinx un anno fa. “Mi sembra che la richiesta di essere di madrelingua inglese, non rispetterebbe il principio di non-discriminazione.” Tuttavia, dieci mesi dopo tale chiara risposta sulla discriminazione linguistica, nel novembre 2001, Laurette Onkelinx ha espresso un minore impegno, perché il servizio ispettivo governativo “non dispone di statistiche e non può reagire ad annunci di offerte d’impiego per mancanza di tempo.”
Tali risposte non chiare da parte della Commissione Europea e della ministra belga hanno a tal misura mandato in collera Staes che questi pensa a intentare causa contro un’organizzazione europea dal comportamento discriminatorio. “Tutti gli Europei devono avere le stesse possibilità di lavorare per organizzazioni europee indipendentemente dalle loro lingue materne.” Anche a Parigi ci sono grida di allarme a febbraio. “In accordo con le associazioni consociate, abbiamo deciso di iniziare un procedimento giuridico contro gli autori di annunci con offerte d’impiego a carattere discriminatorio,” dice Marceau Déchamps, segretario generale dell’associazione per la difesa della lingua francese, Le Droit de Comprendre. Tuttavia, nonostante le crescenti lamentele di politici europei, nessuno, tranne gli esperantisti, ha una buona soluzione.
Da "l'esperanto" n-ro 2/2002