Si riuniscono a Trieste gli appassionati di una lìngua studiata a tavolino

 

Forse non so se lo sapete, ma c'è un lingua un po' speciale che, un volta imparata, tutti (o quasi) potrebbero capire al volo. Tranquilli, non è una nuova materia da studiare a scuola! Per ora è solo un lingua che da anni cerca di farsi conoscere e spera, un giorno, di sfondare, mettendo all’angolo anche l´inglese. Questa lingua tanto audace è l´Esperanto. Traduzione: che spera. A dire la verità è abbastanza strana perché non è parlata da un popolo e non ha neppure un Paese d'origine. Perciò non è come l´italiano che è nato in Italia o come l´inglese che ha le sue radici in Gran Bretagna. L´Esperanto è stato inventato di sana pianta. Rubacchiando un po' qua e un po' là, soprattutto pescando dal cinese e dal turco. E di conseguenza ha anche un padre: il medico oculista polacco Ludovico Zamenhof. S'era messo in testa, sul finire dell´Ottocento, di inventare una lingua universale che aiutasse soprattutto il suo Paese. Era abitato da polacchi, russi, tedeschi, lituani che facevano parecchia fatica a intendersi. Serviva perciò una lingua che tutti potessero capire e parlare, ovunque si trovassero. E soprattutto da imparare in fretta. Il segreto? Poche regole di grammatica e niente casi particolari, ovvero le tanto temute «eccezioni». E nei sogni del suo inventore l´Esperanto doveva diventare la seconda lingua ufficiale di tutti i popoli. Ma così non è stato. Più di un secolo dopo la parlano solo tre milioni di persone. Alcune delle quali oggi sono a Trieste per partecipare al settantesimo congresso italiano di Esperanto. E

proprio a Trieste esiste una delle più antiche associazioni italiane di Esperanto: venne fondata nel 1906, l´anno dopo il primo congresso mondiale. Da allora i soci esperantisti stanno facendo di tutto per diffondere la loro seconda lingua. Dicono che è un po' come il latino (ma molto più facile!). Ai suoi tempi anche il latino diventò quasi una lingua internazionale. Veniva infatti parlata in tutto l´impero romano. Non era certo tutto il mondo, ma un bei pezzo. L´Esperanto, invece, lo parlano un po' dappertutto, ma sempre in pochi. E c'è chi dice che non potranno mai essere molti di più perché le lingue nate in laboratorio sono troppo fredde e non hanno nulla da raccontare. Dentro una lingua, infatti, c'è anche la storia di un intero popolo.