Pillole di curiosità sull´alfabeto e la grammatica di un idioma che non è mai riuscito ad affermarsi

 

In tutto ventotto lettere, contro le nostre ventuno, anche se mancano la Q, la W, la X e la Y In compenso l´alfabeto di Esperanto ne comprende sei abbastanza nuove. 0 meglio, sono quelle vecchie, come la C, la G e la S, con sopra un bell´accento circonflesso. Quella specie di cappello vuol dire che dopo la letterina c'è un'invisibile acca che la rende più dolce. Serve per scrivere e leggere GIunGEre, ma anche CEnCIo e SClame. Quanto ad aggettivi e sostantivi per distinguerli basta dare un'occhiata a come finisce la parola: se c'è una 0 è un sostantivo, se c'è una A è un aggettivo. II plurale si fa attaccando una J... Così diceva e continua a dire la grammatica di Esperanto. La prima fu pubblicata nel luglio del 1887. S'intitolava «La lingvo internacia», la lingua internazionale. La scrisse il Doktoro Esperanto, il Dottore Che Spera - ovvero Ludovico Zamenhof - e che trovò cosi anche il nome da dare alla sua nuova lingua. E piacque davvero. AI punto che, diciotto anni dopo, al primo congresso si presentarono in settecento. Ma non ci misero certo tutti quegli anni per imparare l´Esperanto! Se ci si impegna, dicono gli esperti, si può riuscire a leggerlo nel giro di un paio di mesi e a parlarlo in cinque. Ecco perché viene insegnato già in seicento scuole di 32 nazioni. Anche in Italia. Esistono pure biblioteche ben fornite che raccolgono quarantamila volumi. Una di queste è in Toscana, a Massa. Lì si possono trovare le traduzioni delle «Avventure di Pinocchio» di Collodi e della «Divina commedia» di Dante, del libro «Cuore» di De Amicis e delle poesie di Pascoli. Ci sono addirittura radio private che trasmettono notiziari in Esperanto: da Roma a Varsavia, da Berna a Pechino... SALUTON