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Approfondimenti


DIS-A210

L'Italiano, lingua tassata ed estromessa dall'università

di Michele Gazzola*

Chi avrebbe mai potuto immaginare che un giorno gli studenti universitari sarebbero stati costretti a pagare una tassa sulla lingua italiana" Eppure oggi accade nel Polite­cnico di Torino, infatti, dove sono attivi diversi corsi di laurea triennale parzialmente o interamente in lingua ingle­se, ha adottato una politica linguistica tale pei cui chi si iscrive alle lauree in inglese non pagherà le tasse per il primo anno (1500 euro). Il che equivale a impone un forte disincentivo a tutti quelli che vogliono iscriversi ai corsi di laurea in italiano, cioè nella propria lingua madre Ma non è tutto. Alcune lauree di primo livello tenute in lingua inglese sono state istituite soppri­mendo e sostituendo le cor -rispondenti lauree in lingua italiana. La laurea in inglese in ingegneria tessile nella sede di Biella è stata creata sosti­tuendo il precedente percorso di laurea in italiano. Nella

sede di Vercelli, invece, i percolai in ingegneria elettro­nica e informatica sono stati fusi in un unico percorso interamente ed esclusiva­mente in lingua inglese, tran­ne per il primo anno durante il quale è ammesso seguire i corsi in lingua italiana. E quindi necessario avanzare qualche riflessione L'articolo 3 della Costituzione recita che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza di­stinzione di sesso, di razza, di lìngua, ecc L'esperimento del Politecnico di Torino di introdurre un'ineguaglianza di trattamento fiscale a danno delle matricole italiane che scelgono i corsi nella loro lingua madre è quindi una di seriali nazione linguistica assolutamente ingiustificata. In secondo luogo, la politica linguistica adottata dal Poli­tecnico nelle sedi di Biella e Vercelli è un'anglificazione dei percorsi si studi che impoverisce la formazione Mentre prima era possibile studiare in italiano af­fiancando anche lo studio dell'inglese tecnico, oggi si impone di studiare diretta­mente solo in inglese senza imparale il linguaggio specia­listico in lingua italiana Così si riduce la libertà di scelta e la diversità linguistica, che invece dovrebbero aumentale e non diminuire. In teizo luo­go, gli ingegneri italiani che studieranno solo in inglese non avranno poi le compe­tenze tecniche in lingua ita­liana per comunicare, scrivere e farsi capite dai periti tecnici, dagli assessori e dagli operai extra-comunitari in Italia. Si tratta di una grave perdita di "capitale umano", di uno scenario a dir poco parados­sale, visto che la maggior parte dei laureati del Poli­tecnico nova lavoro in Pie­monte. Non solo, ma disin­centivare o impedire lo studio in lingua italiana nuoce anche a coloro che aspirano a una camera all'estero, visto che il mercato del lavoro europeo richiede sempre più insisten­temente competenze in più lingue. Un laureato che ha studiato in italiano e conosce anche altre lingue (tra cui 1 ' inglese) avrà più da offrire di uno che invece che ha studiato solo in inglese. Anche da un punto di vista della cultura in generale si tratta di una grave perdita. Dato che l'opera di disincentivo di fatto all'app­rendimento di lingua italiana avviene fin dalle lauree Bien­nali, i liceali che sceglieranno le lauree esclusivamente in inglese non avranno mai neppure un primo contatto con l'italiano scientifico. Se invece di permettere ai ragazzi di crescere studiando in due (o più) lingue si impone l'uso esclusivo dell'inglese, si inibisce il processo di maturazione intellettuale in lingua italiana Se poi il processo di anglificazione dei corsi di laurea si generaliz­zasse, l'esito probabile a lungo andare potrebbe essere la recisione della trasmissione intergenerazionale del sapere scientifico in lingua italiana. E infine, che ne è poi di quelli che vogliono studiare in ita­liano^ Tutti questi ragazzi sono esclusi, costretti a stu­diare in una lingua che non è la loro magari fin dalla laurea triennale, privati del diritto di acquisire conoscenza nella loro lingua nel loro paese, costretti a spostarsi di città per trovare una laurea m italiano, sostenendo dei costi extra derivanti dalle spese di vitto e alloggio, oppure a pagare più tasse universitarie rispetto a chi studia in inglese Insomma, si tratta di una politica linguistica che genera anche un'ingiustizia sociale.

Ricercatore assistente in analisi e valutazione delle politiche linguistiche all'Università di Ginevra.

Cronaca d’Abruzzo 27/12/07