Ultimamente abbiamo affrontato spesso il tema della discussa proposta di riforma della Legge 482/99, “in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”; proposta che vedrebbe, se approvata, l’inclusione del piemontese nella lista degli idiomi posti sotto tutela. Diamo qui uno sguardo più da vicino a questa interessante realtà linguistica di cui tanto si discute…

Non tutti sanno, innanzitutto, che la situazione linguistica in Piemonte è tutt'altro che omogenea e che il "piemontese" è solo una delle minoranze linguistiche presenti nella regione, anche se di gran lunga la più diffusa; una minoranza che può vantare una certa diffusione e riconoscimenti ufficiali da parte dell'UNESCO e da un rapporto del Consiglio d'Europa del 1981, ma che convive con ben tre diversi gruppi romanzi (il franco-provenzale, l'occitanico e il lombardo nella sua variante dialettale occidentale) ed una lingua di tipo germanico quale il walser (affine allo svizzero-tedesco). Il piemontese si suddivide poi in tre dialetti principali, suddivisi a loro volta in varianti a seconda della zona (occidentale, orientale e canavesano).

La lingua, parlata oggi da circa due milioni di persone (compresi i piemontesi emigrati in America), ha avuto una grande importanza nei secoli ed un'antica forma scritta, risalente al medioevo, anche se la standardizzazione grafica e grammaticale risale al XVIII secolo (la prima grammatica è del 1783) e prosegue fino al secolo scorso.
Il piemontese vanta anche una sua tradizione letteraria e perfino scientifica (nel '900). Non è certo la disaffezione alla lingua che manca (dalle statistiche due terzi della popolazione è favorevole all'insegnamento nelle scuole) quanto il pieno riconoscimento in una legge dello Stato. Per il momento esiste una legge regionale, la 26 del 1990, per la "Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte" (questo il titolo della legge).

Primi firmatari della proposta di modifica, presentata quest'anno al Parlamento, il consigliere regionale Marco Travaglino e Angela Motta. Citiamo dalla proposta stessa: "La giustificazione più cogente e inoppugnabile per il riconoscimento del Piemontese quale lingua minoritaria parlata sul territorio italiano va individuata nell'esplicita volontà manifestata in tal senso dal Consiglio e dalla Giunta della Regione Piemonte, rappresentanti democraticamente costituiti dal popolo piemontese" con riferimento alla già citata legge regionale del '90. "L'adozione di misure di ecologia linguistica" prosegue più avanti la proposta "a favore della lingua piemontese, parlata da due milioni di persone e compresa da altre 1.140.000 (Rapporto IRES Piemonte Quaderno 113 del novembre 2007) si impone per scongiurare la graduale sparizione, cui contribuiscono noti fattori, quali i media e l'alfabetizzazione dei bambini esclusivamente in italiano. Negli studi più recenti di socio linguistica si tende fortemente, comunque, a prestare autorità all'opinione dei parlanti: nel caso del Piemonte, questi hanno già espresso il loro desiderio di salvaguardia e continuano a ribadirlo." Vengono poi elencate varie "considerazioni accessorie" quali, tra le altre, l'antichità delle prime attestazioni scritte del piemontese, l'esistenza di una koinè regionale, i numerosi dizionari e grammatiche, la letteratura, ecc.

A difesa della causa del piemontese è stata indetta anche una raccolta di firme (vedi http://www.nostereis.org/Tutela_lingue/FRAME.HTM - in questo sito si trova anche un'interessante panoramica sulla lingua piemontese e sulla sua letteratura, oltre a varie interessanti notizie storiche e culturali e suggerimenti bibliografici per reperire grammatiche e dizionari).