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Nell’articolo dedicato alla 482/99 abbiamo menzionato lo Sloveno come lingua tutelata da una legge statale; vediamo ora un po’ più da vicino questo idioma slavo e la storia della sua presenza sul territorio italiano…

Lo sloveno in Italia conta circa 61.000 parlanti concentrati in Friuli-Venezia Giulia, in particolare a Trieste, dove sono in maggior numero (ma è da notare che è nei piccoli paesini che sono in maggioranza percentuale sulla popolazione). Trieste, città di confine in cui oriente ed occidente si incontrano, è stata vista in passato sotto una duplice luce: come ultima roccaforte della civiltà o come crogiuolo di varie culture che arricchiscono la nostra nazione.
Quanto detto riguardo alle lingue minoritarie di cui abbiamo già parlato (sappadino a parte) vale anche per lo sloveno: esistono cioè molti dialetti (circa otto, anche se gli studiosi non sono tutti concordi) che spesso travalicano la frontiera italiana.
La storia della presenza slovena in Italia è dolorosa e segnata dalla discriminazione. Innanzitutto, a differenza dei vicini oltre confine, gli sloveni italiani non hanno potuto beneficiare a lungo di un'istruzione nella propria lingua (il che ha portato alla separazione dallo sloveno standard e alla divisione in molti dialetti orali). Durante il fascismo in particolare era vietato usare lo sloveno e furono molte le vittime della repressione. Al termine della guerra è naturalmente cessata la persecuzione, ma non purtroppo tutte le discriminazioni verso gli sloveno-parlanti, invitati ad esempio a non iscrivere i loro figli nelle scuole di lingua slovena.
Oggi la situazione è per fortuna cambiata e, come abbiamo detto, lo sloveno rientra tra le lingue poste sotto tutela da una legge statale (la 482/99 appunto). La vita culturale è ben presente e viva e si esprime in vari campi.

Per chi conosce l'esperanto, lingua che ben si sposa alla causa dello sloveno (nell'ottica di tutela delle minoranze linguistiche che sta alla base della lingua internazionale di Zamenhof) segnaliamo anche il bel libro di Anita Peric Altherr, Ne facilas esti… sloveno en Italio ("Non è facile essere sloveno in Italia") edito dall'IKEL (Internacia Komitato por Etnaj Liberecoj - Comitato internazionale per le libertà etniche) nel 1991. Un'analisi storica e culturale molto particolareggiata e ben scritta, nata dall'intenzione di portare a conoscenza una situazione linguistica allora "intenzionalmente ignorata" (dalla Nota dell'autrice). Il libro ripercorre la storia della presenza slovena in Italia, dalle origini fino ai giorni nostri, soffermandosi in particolare sul triste periodo del fascismo. L'autrice fornisce poi una panoramica sui vari aspetti della cultura slovena, dal folklore alla musica, dallo sport alla politica, dalla letteratura (con una piccola antologia bilingue) a qualche nota di tipo linguistico.