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Riscopriamo una pagina dolorosa della storia del movimento esperantista: quella della persecuzione da parte dei regimi totalitari, in particolare da parte del nazismo e dello stalinismo…

Benché il termine "esperanto" sia a conoscenza della maggioranza delle persone, o forse proprio per questo motivo - visto che spesso è passato solo il nome, insieme a molti pregiudizi - occorre fare un po' di chiarezza su cosa sta realmente dietro a questa parola. Proprio l'eccessiva diffusione di notizie approssimative ha nuociuto alla Lingua Internazionale; capita infatti spesso di sentir dire alla gente "sì, so cos'è l'esperanto". Ma lo sanno davvero? O piuttosto assistiamo oggigiorno ad una forma più attenuata di quella serie di preconcetti che da sempre hanno avvolto l'esperanto e che sono culminati in un curioso quanto inquietante paradosso nella Germania nazista?
L'esperanto ha oltre un secolo di storia alle spalle, a dispetto di coloro che lo accusano appunto di "non avere una storia". Ludovik Lazarus Zamenhof pubblicò la prima grammatica nel 1887 nella speranza di contribuire a migliorare la comunicazione fra i popoli. La sua creatura, sui cui diritti rinunciò fin dall'inizio per farne dono ad un'umanità divisa - e in modo particolare ai popoli oppressi - ha attraversato dunque tutto il ventesimo secolo, sopravvivendo a due guerre mondiali e alla persecuzione feroce delle dittature che ben conosciamo.
L.L. Zamenhof (1859-1917) era un oculista ebreo, nato a Bialystok (nell'attuale Polonia, al confine con la Russia); una città dove convivevano etnie e lingue diverse (russi, polacchi, tedeschi) in un clima di reciproca diffidenza. Il giovane Zamenhof, che vedeva in questa "maledizione di Babele" un concreto ostacolo alla pace e alla fratellanza tra i popoli, si ripromise di risolvere la situazione elaborando una lingua facile, razionale e neutrale . Il suo progetto incontrò il favore di molte persone, inizialmente soprattutto in Russia, nonostante la censura zarista; tra gli entusiasti sostenitori ricordiamo almeno Tolstoj. Il movimento esperantista dovette affrontare fin da subito molte difficoltà e dovette farsi strada fra il sospetto e la derisione. Le accuse che venivano rivolte allora sono più o meno le stesse che vengono rivolte ancora oggi all'esperanto: di essere cioè una lingua creata "a tavolino", pertanto non "vera", e di mirare ad abolire le altre lingue naturali. Altre accuse erano quelle di "essere troppo facile" e quindi disabituare le persone ad argomenti più difficili.
Curiosamente quello delle persecuzioni contro l'esperanto da parte dei vari regimi dittatoriali, per motivi politici ed ideologici, è un argomento trascurato dagli stessi esperantisti; un tema consi-derato quasi tabù. L'unico studio approfondito sul tema è rappre-sentato da un libro del tedesco Ulrich Lins, La dangera lingvo (In Italia è stato tradotto da Giordano Formizzi e Giorgio Barelli e pubblicato da TraccEdizioni nel 1990 col titolo La lingua pericolosa. Da questa edizione sono tratte le citazioni di questo articolo), pubblicato nel 1973 da una casa editrice di Kioto. L'intenzione di Lins è stata quella di "esporre quanto di sospetto, quanto di disprezzo e di avversione, abbia potuto suscitare l'aspirazione ad una comunicazione interumana, avulsa da ogni discriminazione", in particolar modo di sottolineare il favore incontrato dall'esperanto presso quelle minoranze oppresse - ebrei innanzitutto - e la sua "pericolosità", la sua potenzialità rivoluzionaria, il suo spirito libero ed internazionale che tanto fastidio doveva dare a regimi nazionalisti e bellicosi quali il nazismo e lo stalinismo.
L'origine ebraica di Zamenhof ha avuto una notevole influenza sulla storia dell'esperanto, com'era inevitabile. Il suo creatore donando uno strumento come la Lingua Internazionale all'umanità, ha pensato soprattutto al popolo ebraico, sul cui problema si era concentrato proprio negli anni '80 del diciannovesimo secolo, in seguito ai pogrom subiti dagli ebrei polacchi in quegli anni. Il binomio esperanto-antisemitismo avrebbe raggiunto il suo culmine nei paesi occupati dalla Germania nazista; non va dimenticato però che ben prima della follia hitleriana, l'esperanto ha incontrato diffidenza a causa del suo "internazionalismo" che avrebbe potuto, secondo le autorità, nuocere agli interessi nazionali e in generale al patriottismo dei cittadini. È importante infatti la dichiarazione dello stesso Zamenhof, durante il primo Congresso Universale a Boulogne-sur-mer nel 1905, dove si erano incontrati per la prima volta nella storia "non francesi con inglesi, non russi con polacchi, ma uomini con uomini".
Accanto all'accusa di "internazionalismo" e di essere una "lingua ebrea", si aggiunse presto anche l'accusa agli esperantisti di essere dei "pericolosi comunisti", pertanto rivoluzionari da tenere sott'occhio. Di nuovo la "lingua pericolosa". Esistevano in effetti associazioni operaie esperantiste che dichiaravano di utilizzare l'esperanto come mezzo per realizzare l'unione mondiale proletaria; associazioni duramente perseguitate negli anni '20 in Germania e nei paesi dove non potevano esistere partiti operai legalmente costituiti (Bulgaria, Romania, Ungheria, Italia, Polonia, ecc…).
L'accusa di essere una "lingua di ebrei e comunisti" fu formulata in modo chiaro da Hitler nel Mein Kampf : " Fintanto che l'ebreo non sia diventato padrone degli altri popoli, volente o nolente deve parlare la loro lingua, ma non appena che essi dovessero divenire suoi servi, dovrebbero tutti imparare una sola lingua universale (per esempio l'esperanto!) in modo che anche con questo mezzo l'ebreo possa dominarli più facilmente ". Questa enunciazione fu una condanna pesante per tutti gli esperantisti che, di lì a pochi anni, avrebbero subito la più pesante persecuzione della storia della Lingua. Appena conquistato il potere, Hitler liquidò il forte movimento esperantista operaio; molti attivisti furono incarcerati e i loro beni confiscati. Anche le altre associazioni esperantiste, dapprima in Germania e poi nei paesi da essa occupati, furono obbligate a sciogliersi. È poco noto però quel paradosso che vide la formazione di un'associazione di esperantisti nazisti, la NDEB (Neue Deutsche Esperanto-Bewergung (NDEB); prima portava il nome più esplicito di Nationalsozialistischer Deutscher Esperanto-Bund; il partito tuttavia non le permise di qualificarsi come "nazionalsocia-lista", quindi fu costretta a cambiare nome.), che si proponeva come scopo di usare l'esperanto come strumento di propaganda del nazismo, in patria e all'estero.
Anche la GEA, l'associazione esperantista tedesca, neutrale, fu costretta ad "allinearsi" di fronte alla nuova situazione politica, per sopravvivere, e ad accettare nel suo statuto il "comma ariano" che prevedeva l'espulsione di tutti i soci ebrei. "Quella che una volta era stata l'Associazione Esperantista Tedesca, neutrale e rispettata in tutto il mondo, espulse dalle sue file, in nome dell''amore per la nazione' gli appartenenti alla stessa gente di Zamenhof, il creatore dell'esperanto" (Ulrich Lins, op. cit. , p. 105) che a suo tempo aveva rivolto parole durissime contro i "seminatori di guerra".
L'allineamento della GEA non fece altro che rimandare di qualche anno l'inevitabile scioglimento dell'associazione. Le persecuzioni più dure furono subite dagli operai esperantisti, imprigionati nelle carceri e nei campi di concentramento (dove continuarono ad insegnare l'esperanto). Molti morirono a causa delle torture.
Nei paesi occupati le vittime tra gli esperantisti furono ancora maggiori; nella Polonia da poco occupata le prime vittime furono proprio i famigliari di Zamenhof. Suo figlio Adam venne ucciso, così come le sorelle Zofia e Lidja e la zia Ida Zimmermann, a Treblinka. Il messaggio "l'esperanto è una lingua ebrea" giunse anche in Italia, anche se la persecuzione fu molto più blanda. In Jugoslavia 340 esperantisti morirono in combattimento o furono uccisi in carcere o nei campi di concentramento.
L'esperanto sopravvisse a tutto questo.
Oggi l'esperanto è una lingua parlata, secondo stime attendibili, da circa tre milioni di persone in tutto il mondo; vanta una sua vasta letteratura originale, una diffusione capillare in tutte le nazioni del mondo, tramite associazioni che fanno capo alla UEA - l'associazione mondiale. Ogni anno si svolgono moltissimi congressi e festival giovanili (anche in Italia, organizzati ad esempio dalla Federazione Esperantista Italiana e Gioventù Esperantista Italiana) dove gli esperantisti di diversa nazionalità possono incontrasi e usare la lingua creata da Zamenhof, ebreo polacco, oltre un secolo fa.