Durante la trasmissione “Domenica In”, del 22 novembre 2009, è stato comunicato il risultato di un sondaggio rivolto agli italiani, che poneva la domanda : ”Siete favorevoli all’introduzione del dialetto nelle canzoni di Sanremo?” |
La proposta è stata del Presidente del Consiglio Comunale di Sanremo Marco Lupi, della Lega Nord, la quale sembra quasi voglia respirare dialetto al posto dell'aria; inizialmente ha proposto i cartelli autostradali in Italiano con affiancata la traduzione in dialetto; poi ha voluto che apparissero informazioni in dialetto, per i cittadini, sui display elettronici di varie città del nord, in seguito ha proposto l'insegnamento del dialetto, nelle scuole e ora si occupa della canzone; segno di un ancor più forte accanimento la (speriamo) ironica domanda, formulata per email dalla Lega, sempre nella trasmissione "Domenica In", del 22 novembre, come reazione al risultato del sondaggio: "Almeno battiamo le mani in dialetto?".
Nonostante la maggioranza degli Italiani abbia optato, evidentemente, per il no, la proposta sembra essere stata accolta positivamente dalla direzione di Sanremo.
La rivalutazione del dialetto si muove su un filo sottile, che passa tra la difesa di una tradizione e un atteggiamento campanilistico.
Le opinioni di vari personaggi di rilievo, e dei cantanti, rispetto alla scelta di creare una sezione del festival di Sanremo, dedicata al dialetto, si possono dividere fra l'una e l'altra posizione.
Giordano Sangiorgi, del Meeting degli Indipendenti, vede nella scelta del dialetto un sintomo positivo, in un'epoca in cui rischiamo di venire schiacciati dalla globalizzazione.
D'accordo anche Dario Fo che commenta: "Era ora! Non dimentichiamo che venti secoli fa anche i latini usavano diversi dialetti, e, sempre allora, molti canti religiosi erano scritti in dialetto."
Contro, invece, Enzo Mazza, presidente della Fimi, secondo il quale, Sanremo dovrebbe servire ad esportare la canzone italiana nel mondo, e non diventare una festa di paese.
Per quanto riguarda i cantanti, troviamo l'entusiasmo di alcuni, quali Andrea Mingardi, che dichiara di aver già pronta, per Sanremo, una canzone rock dance, in dialetto bolognese, oppure Enzo Avitabile, che scrive da 15 anni in dialetto; lo scontento di altri, quali Little Tony, che esclama: "Siamo alla frutta!"; secondo il cantante, il dialetto non è adatto ad un contesto come Sanremo, visitato da giornalisti di tutto il mondo, dove l'intento dovrebbe essere quello di far conoscere la canzone italiana anche oltreoceano; l'idea, secondo Little Tony, è nata per rimediare al fatto che a Sanremo non vengono più presentate belle canzoni.
Speriamo solo che non si ispireranno alla domanda, formulata dalla Lega tramite email, nella trasmissione "Domenica in", per inventare un'ulteriore regola del Festival di Sanremo, che costringerà il pubblico in sala, ad applaudire in un modo diverso, a seconda della regione di appartenenza!