Manfred Schäfer

Un giocatore razionale

L'immagine di lui è nota. Quest'uomo cui è stato assegnato da poco il premio Nobel riceve felicitazioni da tutto il mondo. Intorno a lui una muta di reporter. Gli piomba ad-dosso tutta l'eccitazione dei media, a lui che è solito pensare in ambienti più vasti. Il giorno dopo la decisione di assegnare il premio Nobel per l'economia a Reinhard Selten la confusione non è diminuita, tanto più se si tien conto ch'egli è il primo tedesco a ricevere tale riconoscimento.
Calmo, riservato e con la pazienza di un angelo risponde in continuazione alle stesse solite domande sforzandosi di farsi capire. "Scusate - dice alla fine - c'è già un altro giornalista alla porta, e io non ho ancora fatto colazione."
Come ci si sente da premio Nobel? "Ci si sente bene" risponde. Ma non sono diventato un altro uomo. Il premio è il risultato di un lavoro decennale. "Certamente ci vuole un'idea a questo fine, che va poi tradotta in paziente lavoro" dice. "Ci vuole anche fortuna: il pensiero giusto al momento giusto." Alla fine dice:" Avrebbero potuto scegliere molti altri." In realtà non è proprio del tutto così. Nel cerchio dei suoi colleghi di Bonn già da molto tempo era ritenuto il candidato segreto per il più ambito riconoscimento che un economista può ricevere. Stimato per i suoi lavori sulla teoria del gioco, egli è tutt'altro che il tipo del giocatore. Egli cerca di spiegare, con rigore razionale, come si comporta chi partecipa a un gioco in campo economico. In esso egli suppone che gli uomini si lascino guidare completamente dalla ragione di fronte alla presunta reazione dell'avversario e ciò per un tempo abbastanza lungo. E' di certo una tesi sulla quale si possono nutrire dubbi. "Però - dice Selten cercando di giustificare il suo lavoro fin dall'inizio - questa analisi con la sua rigorosa impostazione razionale è stata un passo necessario. La scienza fa così un passo avanti e anche lui. E' chiaro che gli uomini non si comportano non si comportano così come vorrebbe la fredda teoria. La ricerca procederà in questa direzione e Selten desidera "dare un contributo".
Alla fine degli anni sessanta lui, nato a Breslavia, fu per un anno in una università americana. Anche adesso la frequenta regolarmente e ciò produce due esiti: primo, egli gode in America di una fama quasi leggendaria, secondo, egli può istituire un paragone tra la struttura universitaria tedesca e quella americana. "In questo campo si potrebbero introdurre dei cambiamenti" nota Selten. Tuttavia egli avrebbe voluto far carriera in Germania. Egli ha studiato a Francoforte e poi ha percorso ivi tutti i gradini della carriera universitaria. Passò poi a Berlino e a Bielefeld finendo a Bonn nel 1984. Il prossimo anno vuol affidare l'insegnamento in giovani mani. Il lavoro del nuovo premio Nobel è contrassegnato dal bisogno di comprendere meglio gli uomini. Per questo egli ha imparato anche l'esperanto. In tal modo si sente in grado - dice il sessantaquattrenne scienziato - di mettersi in contatto con molta gente. Egli cerca, tuttavia, anche il silenzio della natura [.].