Il secondo romanziere esperantista è Heinrich August Luyken, tedesco di nascita ma vissuto nel Regno Unito, autore di 4 romanzi, editi fra il 1912 e il 1924. I primi tre si svolgono nel tempo presente, e alcuni fra i personaggi più marcatamente “positivi” sono esperantisti. Il quarto si svolge invece all’epoca dell’impero babilonese, richiamato già nel titolo Pro Iŝtar (“Per Astarte”, divinità femminile dell’epoca). La trama riecheggia quella del romanzo La faraono, tradotto in esperanto dal polacco, con la trasposizione dell’ambiente dall’Egitto alla Mesopotamia, e come quello si avvale di una dotta ricostruzione storica, con un conflitto fra la casta dei sacerdoti appunto di Astarte, spalleggiati dai loro devoti, da una parte, la plebe e i fedeli di Geova dall’altra. Zalmuna, sacerdotessa di Iŝtar, è innamorata dell’ebreo Omar (i nomi propri non sono più tenuti a conservare la desinenza “-o”, sentita innaturale soprattutto nei femminili) e cerca di portarlo dalla sua parte, ma alla fine Omar muore tragicamente e Zalmuna si avvelena. Diversi personaggi si intrecciano nella trama: il fruttivendolo Lemuel col suo fedele aiuto Hagaj, l’egiziano Hamul, la coraggiosa Adaha, e perfino, portato di peso dalla Bibbia sia pure in circostanze diverse, il paziente Ijob (Giobbe). Non mancano tradimenti, combattimenti fra sacerdoti di divinità diverse, l’assassinio di un sommo sacerdote presentato come vittima di un attacco apoplettico, rapine, confessioni, una società segreta di rivoluzionari, una ribellione di popolo contro i sacerdoti. Negli scontri fra personaggi dichiaratamente religiosi e miscredenti, l’autore, che da parte sua era un anglicano convinto, lascia trasparire le sue preferenze per i primi.