E evidente ormai come gli italiani al lavoro abbandonano sempre di più i termini nostrani per importare quelli inglesi che sembrano più di moda, ma come si comportano i principali mezzi di comunicazione?
Ce lo dice StopItanglese.it, rendendo disponibile una sintesi delle prime rilevazioni condotte dal gruppo coordinato da Massimo Arcangeli in merito allutilizzo dellItanglese, parole inglesi allinterno della lingua italiana, da parte della stampa.
Nel periodo tra il 15 aprile ed il 15 maggio sono stati analizzati i principali quotidiani e periodici del nostro Paese (la Repubblica, Corriere della Sera; Il Giornale; Libero; La Stampa; Il Messaggero, LEspresso e Panorama) e le prime rilevazioni sono tuttaltro che incoraggianti.
Moltiplicano innanzitutto langlicismo in una serie interminabile di formazioni con quelluna (o quelle poche) di partenza a fungere da modello sostiene Arcangeli. Qualche esempio? La Californian way of life richiama ovviamente lAmerican way of life; beauty generation è modellata su beat generation, con il concorso della più recente digital generation; i Mantovano boys riprendono i papa boys e così via.
Il blog StopItanglese nasce con lobiettivo di monitorare il fenomenoItanglese.it ed in particolare il suo utilizzo da parte dei principali mezzi di comunicazione. Si è partiti con la stampa, a seguire verranno analizzate emittenti radiofonice, televisive e pubblicità. Nel mese di settembre verrà pubblicato un rapporto che mostrerà in modo esaustivo lincidenza di termini inglesi nella nostra lingua che, lo ricordiamo, è la più studiata al mondo.
Ridateci litaliano conclude Arcangeli litaliano vero. Non costringeteci a pensare, per lennesima volta, che i più grandi denigratori, i più grandi avversari, i più grandi nemici dellItalia siano proprio gli italiani.