I risultati, analisi e suggerimenti dello studio “Kolipsi - Gli studenti altoatesini e la seconda lingua: indagine linguistica e psicosociale” svolto nel 2009 nelle scuole superiori altoatesine da alcune ricercatrici dell’Eurac sono ora raccolti in due volumi.
Sono circa 1500 gli studenti degli istituti superiori altoatesini, sia di lingua italiana (30%) che tedesca (70%) che hanno preso parte alla ricerca condotta dalle ricercatrici Andrea Abel e Chiara Vettori dell'EURAC e Maria Paola Paladino dell'Università di Trento in merito alla competenza della seconda lingua denominata Studio-Kolipsi.
Ieri 11 marzo 2013 la pubblicazione finale dei risultati di questa ricerca condotta nel 2009 "Kolipsi - Gli studenti altoatesini e la seconda lingua: indagine linguistica e psicosociale" sono stati consegnati all'assessore provinciale Sabina Kasslatter Mur la quale sottolinea l'importanza della ricerca "Dallo studio emerge un quadro interessante in quanto prende in esame oltre alle caratteristiche linguistiche anche fattori di natura socio-psicologica.
Tra i fattori che maggiormente influenzano l'apprendimento linguistico dei giovani altoatesini vi è indubbiamente l'ambiente famigliare. Lo studio ci fornisce un'importante base dalla quale partire per adottare le decisioni più opportune per migliorare le competenze linguistiche dei giovani".
Le ricercatrici Andrea Abel e Chiara Vettori dell'EURAC e Maria Paola Paladino dell'Università di Trento hanno analizzato circa 1.300 test di lingua e oltre 2.000 questionari compilati da studenti di tutti gli istituti superiori dell'Alto Adige, dai loro genitori e dagli insegnanti di seconda lingua.
Sulla base delle analisi svolte, hanno poi elaborato una serie di suggerimenti rivolti alla scuola, alle famiglie, alla politica e alla comunità in generale. "Quello che emerge dallo studio è che la società altoatesina dovrebbe puntare sul potenziale integrativo della lingua per favorire l'incontro fra la comunità italiana e tedesca.
In questo modo le due comunità potrebbero sperimentare nuove modalità di interazione, in cui, per esempio, l'italiano non sia l'unica lingua di comunicazione e ci sia spazio sia per il tedesco standard, sia per il dialetto. Puntando sul contatto tra i gruppi si potrebbe finalmente voltare pagina e aprire una nuova stagione, davvero plurilingue, secondo il motto ‘quanto più frequenti e positivi sono i contatti, meglio ci comprendiamo'", affermano Andrea Abel e Chiara Vettori, autrici dello studio.