Come cantonese o vietnamita
 

(ANSA) - MILANO, 3 APR - Chi parla lingue tonali, come il cantonese, il vietnamita, o altri idiomi presenti in Asia, Africa e Sudamerica, ha un orecchio migliore e piu' facilita' nell' imparare la musica. E' quanto spiega uno studio del Baycrest Health Sciences' Rotman Research Institute di Toronto, pubblicato sulla rivista 'Plos One'.

In queste lingue infatti abbondano i toni alti e bassi, e le differenze tra un tono e l'altro cambiano il significato di una parola. Il vietnamita ad esempio ha 11 diversi suoni di vocali e sei toni diversi, il cantonese un sistema a sei toni, mentre l'inglese non ha toni. I ricercatori hanno scoperto che parlare una lingua tonale puo' migliorare il modo in cui il cervello ascolta la musica. Si tratta della prima dimostrazione, per i neuroscienziati, che musica e lingua, che condividono la sovrapposizione di alcune strutture cerebrali, hanno dei benefici bi-direzionali.

I vantaggi dell'insegnamento musicale su parola e linguaggio sono gia' ben documentati, mentre finora non si aveva prova del contrario, cioe' dei benefici della lingua sull'apprendimento musicale. ''Chi parla lingue tonali - spiega Gavin Bidelman, coordinatore dello studio - ha il sistema uditivo nel cervello gia' potenziato, cosa che gli consente di ascoltare le note musicali meglio e rilevare piccoli cambiamenti nel tono. Con uno strumento musicale, queste persone possono acquisire piu' velocemente le capacita' per suonarlo, perche' il loro cervello e' gia' organizzato con questi benefici percettivi uditivi, grazie alla loro madrelingua''. Tuttavia, avvertono gli scienziati, non significa che chi parla lingue tonali sia un musicista migliore, per esserlo serve molto piu' del solo senso dell'ascolto. Ma questi risultati aprono la strada a nuovi approcci riabilitativi tramite training musicali per chi ha deficit di linguaggio, per via dell'eta', o dovuti ad afasia o ictus.

(ANSA).