Il Commissario europeo per l’istruzione, cultura, sport, gioventù e multilinguismo, la cipriota Androulla Vassiliou, ha lanciato la strategia “Istruzione superiore europea nel mondo”, schiarandosi apertamente per l’anglificazione dell’istruzione superiore europea. L’anglificazione, sostiene il Commissario, servirebbe a rendere le università europee “più globali”, ad attirare studenti dall’Asia e dell’America latina, e a modernizzare le università del continente, ancora legate alle lingue nazionali.
Vassilou smentisce seccamente il suo mandato che consiste nel promuovere il multilinguismo europeo e sposa il conformismo dominante. Le università europee sono già poli che attraggono quasi la metà degli studenti internazionali, anche grazie a lingue come il francese, spagnolo e portoghese, che sono diffuse a livello globale. Fra le università europee, paradossalmente, le più provinciali sono proprio le anglosassoni, attaccate esclusivamente alla propria lingua nazionale. Basti ricordare che non è possibile trovare dei corsi universitari non in inglese in Inghilterra.
L’anglificazione dell’università comprime la libertà di scelta degli studenti europei e impoverisce il sistema europeo di elaborazione e trasmissione del sapere. Vassilou dovrebbe occuparsi di promuovere l’insegnamento delle lingue europee e gli interessi degli studenti dell’Unione, invece di preoccuparsi di difendere gli interessi degli studenti indiani o cinesi. Non sono questo stile e questi contenuti che i cittadini europei si aspettano dalla Commissione che dovrebbe rappresentarli.