Il 12 settembre scorso il Tribunale dell’Unione Europea ha confermato che tutti i bandi concorsuali per accedere a posti di lavori nelle istituzioni europee dovranno essere pubblicati nelle 24 lingue riconosciute ufficialmente dall’UE. Questa sentenza è espressa a seguito delle cause intentate dagli enti governativi italiani contro la Commissione europea che nel 2008-2009 aveva redatto, nella loro versione integrale, alcuni bandi unicamente in inglese, in francese e in tedesco.

Il Tribunale UE ha ora formalmente riconosciuto come questo abbia comportato una situazione oggettiva di svantaggio per i cittadini europei non madrelingua inglese, francese o tedesca, potenzialmente esclusi in via pregiudiziale dalla possibilità di concorrere al posto.

Un altro duro colpo per i “falchi” della Commissione europea che vorrebbero introdurre in via surrettizia il trilinguismo nelle istituzioni UE. La troica linguistica comporta una discriminazione linguistica ed essa è in aperta contraddizione rispetto a quanto riconosciuto dalla Carte UE dei diritti fondamentali.

Il Tribunale ha pertanto deciso di annullare il bando e i test d’accesso a esami che implicavano l’esecuzione delle prove solo in una delle tre lingue in questione. L’importanza di questa sentenza è chiara: l’effettiva uguaglianza e parità linguistica dei cittadini europei è un principio che non può essere negato, perché la giustizia linguistica non è altro che una faccia dell’equità di trattamento dei cittadini di fronte allo Stato.