Illusioni e realtà nel mondo dei diritti linguistici dell’uomo.

 

Il primo ministro britannico Gordon Brown prima di partire questa settimana per la Cina ha dichiarato: "Noi intraprenderemo vigorosamente l’audace compito consistente nel fare della nostra lingua la lingua comune che il mondo preferisce, la lingua che aiuta il mondo a parlare, ridere e comunicare». L’attenzione del primo ministro è rivolta soprattutto alla Cina ed all’India dove sta ora facendo una visita ufficiale.

 

Gordon Brown ha spiegato che il British Council offrirà agli studenti ed insegnanti stranieri un più ampio accesso alle sue risorse di rete, come pure lo sviluppo di corsi individuali in internet.

 

"Penso – ha continuato – che con le misure appropriate da adesso al 2025 il numero di anglofoni in Cina supererà il numero di persone per le quali l’inglese è la lingua madre nel resto del mondo".

 

Siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda del professore americano David Rothkopf, professore di Affari Internazionali alla Università Columbia ed ex dirigente del Dipartimento per il Commercio Estero degli USA nel primo periodo della presidenza Clinton.  Rothkopf scrisse un articolo, "In Praise of Cultural Imperialism?" Foreign Policy, numero 107, estate 1997, pp. 38-53, il cui titolo è tutto un programma: In lode dell’imperialismo culturale.

 

Vi si trovano periodi di questo tipo: “E’ nell’interesse degli Stati Uniti incoraggiare lo sviluppo di un mondo in cui la linea di separazione tra nazioni sia superata da interessi comuni. Ed è nell’interesse economico e politico degli Stati Uniti assicurarsi che se il mondo si sta muovendo verso una lingua comune, essa sia l’inglese, che se il mondo si sta muovendo verso telecomunicazioni comuni, standards di qualità e di sicurezza, essi siano americani, che se il mondo è collegato da televisione, radio e musica, la programmazione sia americana, e che, se valori comuni si stanno sviluppando, si tratti di valori con i quali gli americani si trovano a loro agio.”

Siamo in una visione del mondo capovolta rispetto alle affermazioni del Direttore Generale dell’Unesco, Koïchiro Matsuura: “L'anno 2008 è stato proclamato Anno Internazionale delle Lingue dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L'Unesco, cui è stato affidato il compito di coordinare le attività della celebrazione, è pronto a svolgere tale ruolo come agenzia principale.

L'Unesco è del tutto consapevole della straordinaria importanza delle lingue per le molte sfide che l'umanità deve affrontare nei prossimi decenni.

Le lingue sono, infatti, essenziali per l'identità degli individui e dei gruppi e per la  pacifica convivenza degli stessi. Esse sono un fattore strategico di progresso per uno sviluppo sostenibile ed un rapporto armonico tra il locale e il mondiale.

Esse sono estremamente importanti per raggiungere i sei obiettivi dell'Educazione per Tutti e gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) , programmi approvati dalle Nazioni Unite nel 2000.”

 

Siamo anche completamente distanti dai tentativi di diffondere una lingua comune neutrale che metta tutti su un piede di parità, come provano a fare gli esperantisti. Qui siamo nel mondo vero, quello della forza.

 

Renato Corsetti

Associazione Allarme Lingua