Partecipa anche l’associazione Allarme Lingua

 

Alberto Angelucci, direttore de “Lo specchio della Città”, apre il Convegno promosso dal Consiglio Provinciale di Pesaro-Urbino, in occasione dell’anno delle lingue su “L’italiano, una lingua da salvare?”, trattando con brio gli aspetti comici dell’uso di certe espressioni straniere, come i “falsi amici” actually che significa realmente, eventually che significa finalmente, factory fabbrica, il “Crime Day” della Confcommercio di Pesaro che suona  per un americano come la festa della mafia e non contro la criminalità, “sine die” pronunciato alla RAI saindai,  e ringrazia il chairman della Provincia per averlo scelto per questo meeting come speaker accanto a due visiting professors e così via nel dolce stil novo degli anni 2000 a cui aggiungiamo un classico delle traduzioni comiche:il titolo del film “The lady’s killers” tradotto “La signora-omicidi” e non “Gli assassini della signora”.

 

Il prof Riccardo Gualdo dell’Università di Viterbo ha avuto parole rassicuranti circa la salute della lingua riferendo interessanti dati sui neologismi creati  in un anno e annunciando la costituzione di un gruppo di traduttori presso l’Ue per la conversione dei termini inglesi (un servizio simile –si segnala- a disposizione dei cittadini svizzeri si trova in rete cercando Cancelleria Federale-Anglicismi) ma ha disapprovato vivamente il diffondersi, per colpa soprattutto dei politici, di termini come welfare, question time e tanti altri assolutamente non necessari . Certe parole però verrebbero usate, secondo il professor Gualdo, come eufemismi per attenuare significati sgradevoli come killer al posto di assassino, gay invece di omosessuale se non peggio e hospice per clinica per malati terminali ( a quando lunatic asylum per manicomio?).

 

Cambia registro col Prof Renato Corsetti, presidente della federazione esperantista italiana e docente di psicolinguistica , che, anche se con toni bonari, usa parole pesanti contro “gli italiani che non vogliono essere italiani” e vede nelle modalità di diffusione dell’inglese un grave attentato alla nostra cultura ed identità citando come esempio i titoli dei film, quasi tutti americani, che non vengono ormai neppure  tradotti. Il Prof Grassini di Ancona tra la folla interviene  senza mezzi termini sui danni provocati nelle culture dei popoli indigeni dal colonialismo tuttora imperante -secondo lui- anche in Italia e propone come soluzione l’adozione dell’esperanto come lingua non appartenente ad alcuna potenza e di facile apprendimento, cosa che naturalmente trova d’accordo Corsetti che aggiunge, rispondendo all’obiezione di una signora, che tale lingua venga parlata un po’ dovunque nel mondo, basta informarsi.

 

Il Dr Maurizio Consorte infine presenta Allarme Lingua www.allarmelingua.it come un’associazione civile apartitica per la tutela delle lingue etniche e della diversità linguistica, sorta solo da qualche anno e con all’attivo interrogazioni parlamentari e denunce al Moderatore  ed altre autorità europee contro la discriminazione linguistica ed operante soprattutto distribuendo alla stampa e a gruppi di possibili interessati  articoli e saggi sul problema linguistico e la difesa delle culture con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul rispetto delle lingue, anzitutto la propria. “Noi di Allarme Lingua – afferma  Consorte- vorremmo diffondere un nuovo concetto di comunicazione civile in cui il diritto di capire si accoppi al dovere di farsi capire e che il problema linguistico venga affrontato senza atteggiamenti rancorosi in un’ ampia visione in cui trovi spazio sia l’inglese, che rappresenta spesso la “password”per l’accesso alle cose del mondo ma che non deve diventare la tua lingua, sia l’esperanto, che merita, liberato da vecchie riserve mentali, di essere fatto conoscere perché sia la società a valutarne democraticamente i valori nel rispetto della lingua materna”.

 

Oltre a quello di Grassini vi sono stati altri interventi del pubblico di vario tono: chi ha gridato “basta con questi attentati alla lingua” intendendo l’uso di forme non ortodosse, chi ha riferito che in fondo a girare il mondo non è che l’inglese sia tanto diffuso a un certo livello (e quindi non c’è

da allarmarsi o, peggio, ci facciamo mettere in crisi da una cosa che non serve?). Significativo l’intervento di un giovane programmatore che ha lamentato che dopo 8 anni di inglese stenta a colloquiare con anglosassoni, i quali si sono risparmiati questa fatica occupandosi di più utili  competenze.

 

Non si è accennato all’annuncio del primo ministro inglese Brown di voler preparare un esercito di 750.000 insegnanti indiani per diffondere l’inglese, alla clausola “english mother tongue” di tanti bandi di concorso a Bruxelles, al CLIL, insegnamento linguistico di materie non linguistiche che si sta tanto diffondendo specialmente al nord, alle parlate italiane all’attacco (oltre al friulano entrato nelle scuole regionali c’è un ddl per l’istituzione del bilinguismo in Sicilia) e molti altri aspetti da mettere in chiaro in un possibile altro più ampio incontro che ci si augura possa in futuro far seguito all’attuale convegno di cui ci si complimenta per la riuscita.

Giorgio Bronzetti