Una notizia che certo piacerà ai compagni esperantisti, sempre impegnati nella difesa del patrimonio linguistico mondiale (a dispetto di chi ritiene che l’esperanto miri a distruggere le lingue nazionali). |
Si sente talvolta l’annuncio della morte di una certa lingua, estintasi insieme all’ultimo parlante; più raro è sentire di una lingua data per estinta ed invece ricuperata dalla buona volontà di qualcuno che ha a cuore la salvaguardia dell’eredità non solo linguistica ma anche culturale che sta dietro. Ogni lingua è una storia fatta di uomini e donne e delle loro sofferenze, delle loro aspirazioni, dei loro sogni. La storia del nu shu ha molto da insegnarci a tale riguardo, ed è inoltre una storia molto curiosa e antica.
Il nu shu altro non è soltanto un gergo: è l’unica lingua “di genere” di cui si ha notizia nel mondo. Creata dalle donne ed usata esclusivamente in ambito femminile, si riteneva finita con la morte, nel 2009, dell’ultima parlante, Yang HuanYi, una signora cinese di 92 anni. Sopravvissuto alla Rivoluzione Culturale di Mao (era stato abolito negli anni ’50 in quanto sospettato di essere un linguaggio per usi spionistici), il nu shu è stato di recente oggetto d’interesse di un gruppo di ricercatrici che l’hanno riscoperto traducendo molti testi e pubblicando un dizionario, contribuendo in modo decisivo alla rinascita dell’idioma. Oggi è diventato anche un linguaggio raffinato usato nei salotti più elitari per scambiarsi commenti sull’altro sesso, una sorta di rivincita femminile in un mondo per fortuna sempre più aperto alla parità tra i sessi.
La lingua ebbe origine nella provincia dello Hunan, in Cina naturalmente, per condividere tra donne confidenze e segreti, spesso per confessare le proprie sofferenze di spose in una società prettamente maschilista come quella cinese dell’epoca. Uno strumento gelosamente custodito e tramandato di generazione in generazione fino ai giorni nostri, testimone di una sorellanza tra donne che ancora ci parlano da un passato remoto, svelandoci i loro più intimi segreti e la loro ricca e delicata poesia.