Il lettore prenderà in mano questo opuscolo probabilmente con diffidenza pensando che gli venga offerto qualcosa di utopistico. Devo quindi per prima cosa pregarlo di mettere da parte questo pregiudizio e di riflettere seriamente e attentamente su quanto viene proposto.

Non mi dilungherò qui sull’enorme valore che avrebbe per l’umanità l’introduzione di una lingua internazionale accettata da tutti e proprietà di nessuna nazione esistente, in quanto non appartenente in modo particolare a nessuna di esse. Quanto tempo e quanta fatica si sprecano per lo studio di lingue estere e, ciononostante, quando varchiamo la frontiera troviamo difficoltà a comunicare con i nostri simili. Quanto tempo, lavoro e mezzi si sprecano perché i prodotti di una letteratura si aggiungano a tutte le altre letterature e alla fine, attraverso le traduzioni, si riesce a conoscere solo una parte trascurabile delle letterature straniere. Se vi fosse una lingua internazionale, tutte le traduzioni verrebbero fatte solo in questa lingua neutra e da tutti comprensibile e nella quale potrebbero esser scritte direttamente le opere che avessero carattere internazionale.
Cadrebbe la muraglia cinese tra le letterature dell’uomo. La produzione letteraria degli altri popoli diventerebbe altrettanto accessibile come le opere del nostro popolo, la lettura diverrebbe comune a tutti gli uomini e con essa anche l’educazione, gli ideali, le convinzioni, gli obiettivi – e i popoli si avvicinerebbero tra loro come una sola famiglia. Costretti a dividere il nostro tempo tra diverse lingue, non abbiamo la possibilità di dedicarci abbastanza neppure ad una sola di esse, e perciò da un lato è molto raro che uno di noi possegga perfettamente neanche la propria lingua madre e dall’altro le lingue stesse non riescono a svilupparsi come si deve e, parlando nella nostra lingua, siamo costretti a ricorrere a parole ed espressioni di altre lingue, o esprimerci in modo impreciso e persino a pensare in modo lacunoso per l’insufficienza della lingua. Altra cosa sarebbe se ciascuno di noi avesse solo due lingue. Allora le possederemmo meglio e le stesse potrebbero svilupparsi e perfezionarsi meglio e raggiungerebbero un livello molto superiore all’attuale. La lingua è infatti il motore principale della civiltà :grazie alla lingua ci siamo elevati tanto sopra gli animali e più in alto sta la lingua più rapidamente progredisce il popolo.La diversità delle lingue costituisce l’essenza della diversità e della reciproca inimicizia delle nazioni poiché è ciò che subito risalta quando si incontrano persone di lingua diversa: non ci si comprende e perciò ci si comporta in modo estraneo (NdT: ostile viene da hostilis =nemico, che a sua volta viene da hostis =straniero) l’uno verso l’altro. Quando incontriamo qualcuno non ci chiediamo quali convinzioni politiche abbia, su quale parte della terra sia nato, dove vivevano i suoi antenati qualche millennio fa , ma appena sentiamo pronunciare delle parole ogni suono ci ricorda che ci troviamo di fronte ad uno straniero. Chi ha abitato in una città in cui vivono uomini di diversa nazionalità in lotta tra di loro si è certamente reso conto di quale immensa utilità sarebbe per l’umanità una lingua internazionale che, senza ingerirsi nella vita domestica dei popoli, potesse, almeno in paesi con abitanti di lingue diverse, essere la lingua dell’amministrazione e dei rapporti sociali. Su quale immenso valore, infine, avrebbe una lingua internazionale per le scienze, il commercio-in breve per ogni attività umana- non è necessario dilungarsi. Chi ha riflettuto seriamente almeno una volta su questo problema converrà che nessun sacrificio sarebbe troppo grande per ottenere una lingua comune a tutti gli uomini. Perciò qualunque tentativo, anche il più debole, in questa direzione merita attenzione. Alla cosa, che ora propongo ai lettori, ho sacrificato i miei anni migliori. Spero che anche i lettori, per l’importanza che essa riveste, vorranno dedicare la loro attenzione a questo opuscolo e leggerlo pazientemente fino alla fine.

Non prenderò in esame qui i diversi tentativi fatti per creare una lingua internazionale. Richiamerò l’attenzione dei lettori solo sul fatto che tutti questi tentativi o costituivano un sistema di segni per una breve comunicazione in caso di grande necessità o si limitavano alla più naturale semplificazione della grammatica e alla sostituzione delle parole esistenti nelle lingue con altre parole inventate arbitrariamente. I progetti della prima categoria sono stati così complicati e così poco pratici che tutti sono morti prima della nascita; i progetti della seconda categoria costituivano già in sé delle lingue ma non avevano niente di internazionale. Gli autori di queste lingue le hanno chiamate “universali, forse solo perché in tutto il mondo non vi era una sola persona con cui potersi comprendere con queste lingue! Se per l’universalità di una lingua basta che una persona la chiami tale, ogni lingua esistente potrebbe divenire universale per i desideri di chi la parla. Poiché questi progetti si basavano sull’ingenua speranza che il mondo li avrebbe accolti con gioia e riconosciuti unanimemente- e questo unanime consenso è proprio il lato più impossibile della cosa per la naturale indifferenza del mondo per i progetti fatti a tavolino, che non apportano una utilità incondizionata, ma contano sulla disponibilità degli uomini a sacrificare pioneristicamente il proprio tempo- perciò si capisce perché questi progetti siano stati un fiasco completo. La maggior parte degli uomini non si è interessata minimamente a questi tentativi e coloro che se ne sono interessati hanno ritenuto che non valesse la pena di perder tempo a studiare una lingua in cui nessuno, tranne l’autore, ti avrebbe compreso. Essi si son detti “ Prima l’imparino tutti o qualche milione di persone questa lingua e poi la studierò anche io”. E il fatto che ciascun adepto avrebbe trovato dell’utilità solo quando fosse esistito un numero assai rilevante di altri adepti non è stato accettato da alcuno e il progetto è risultato nato morto. E se uno degli ultimi progetti, il Volapük, ha attirato, a quel che si dice, un certo numero di adepti ciò è avvenuto unicamente per il fatto che l’idea stessa di lingua “universale” è così alta e affascinante che degli uomini portati ad entusiasmarsi e a dedicarsi al pionierismo sacrificano il loro tempo con la speranza che la cosa possa avere successo. Ma gli entusiasti raggiungeranno un certo numero e si fermeranno, e il mondo indifferente non vorrà sacrificare il proprio tempo per avere la possibilità di comunicare con queste poche persone , e questa lingua, come i tentativi precedenti, morirà non apportando assolutamente alcuna utilità. (1).

Il problema della lingua internazionale mi ha tenuto a lungo occupato ma, sentendo di non avere né più talento né più energia degli autori di tutti i progetti finiti infruttuosamente, mi sono limitato per molto tempo solo a sognare e a riflettere in modo non impegnativo sulla cosa. Ma alcune felici idee affiorate da questa meditazione mi spinsero a lavorare di più e mi fecero tentare di superare sistematicamente tutti gli ostacoli che si frapponevano per la creazione e introduzione nell’uso di una lingua internazionale razionale. A me sembra che la cosa mi sia un po’ riuscita od ora pongo al giudizio dei lettori il frutto di lunghi e tenaci lavori.

I problemi più importanti da risolvere sono stati i seguenti:

(I) che la lingua fosse straordinariamente facile, tanto da impararsi giocando;

(II) che chiunque imparasse questa lingua potesse usarla subito per capirsi con degli stranieri, indipendentemente dal fatto se questa lingua fosse accettata dal mondo e trovasse molti adepti o no, cioè che la lingua già all’inizio e grazie alla sua struttura potesse servire come mezzo effettivo di comunicazione internazionale.

(III) trovare i rimedi per vincere l’indifferenza del mondo e fare in modo che la lingua proposta venga usata il più presto possibile e da più persone possibile come lingua viva, senza la “chiave” in mano e non in casi di estremo bisogno.

Di tutti i progetti che sono stati proposti al mondo in tempi diversi spesso sotto l’etichetta pomposa, ma affatto giustificata, di “lingua universale”, nessuno ha risolto più di uno di questi problemi ed anche questo solo in parte. Oltre ai suddetti tre problemi principali ne ho dovuto, naturalmente, risolvere molti altri ancora, ma non essendo questi essenziali non ne parlerò. Devo pregare il lettore, prima di chiarire le mie soluzioni, di riflettere un po’ sul significato dei suddetti problemi e di non pensare sia stato molto facile risolverli solo perché le soluzioni appaiono molto semplici. Lo chiedo perché so che la maggior parte degli uomini è portata a considerare le cose con tanto maggior apprezzamento quanto più sono difficili, complesse e poco digeribili. Queste persone, vedendo il piccolo manuale con regole semplicissime ed estremamente comprensibili per tutti, possono prendere la cosa con un certo senso di disprezzo e scarsa considerazione, mentre proprio il raggiungimento di questa semplicità e brevità, l’aver ridotto ogni cosa dalle forme complicate da cui erano nate alle forme le più semplici rappresenta la parte più difficile del lavoro.

I

Il primo problema è stato da me risolto nel modo seguente:

1. ho semplificato fino all’incredibile la grammatica conservando da un lato lo spirito delle lingue vive esistenti, perché potesse essere facilmente assimilata, e dall’altro non togliendo nulla dalla lingua in chiarezza, precisione e flessibilità. L’intera grammatica della mia lingua si può imparare benissimo in un’ora. Quale enorme facilità riceva la lingua da tale grammatica è chiaro per tutti.

2. ho creato delle regole per la formazione delle parole con cui ho ottenuto una grandissima economia circa il numero delle parole da imparare, non solo non privando con ciò la lingua della sua ricchezza, ma al contrario rendendo la lingua –grazie alla possibilità di creare da una parola molte altre e di esprimere tutte le possibili sfumature del pensiero- più ricca delle più ricche lingue naturali. Ciò ho ottenuto introducendo diversi prefissi e suffissi mediante i quali ognuno può da una parola formarne diverse altre senza bisogno di impararle a memoria.(Per comodità si è dato a questi prefissi e suffissi il valore di parole indipendenti e come tali sono riportate nel dizionario) Esempi:

3. il prefisso “ mal- “ indica il diretto contrario dell’idea. Quindi conoscendo la parola “bona” (buono) possiamo subito formare la parola “malbona” (cattivo) e non serve una parola a parte per esprimere l’idea di cattivo. Alta-malalta (alto-basso); estimi-malestimi (stimare-disprezzare) ecc. Di conseguenza, una volta imparata la parola “mal” possiamo fare a meno di imparare una lunghissima serie di parole, come per esempio “malmola” (duro) conoscendo “mola” (molle), “malvarma” (freddo), “malnova” (vecchio), “malpura” (sporco), “malproksima” (lontano),”malriĉa” (povero), “mallumo” (oscurità),”malhonoro” (disonore), “malsupre” (sotto), “malami” (odiare), “malbeni” (maledire) ecc. ecc.

4. il suffisso “ in-“ indica sesso femminile. Quindi conoscendo “frato” (fratello) si può subito formare la parola “fratino” (sorella); da patro si ha patrino.Sono quindi superflue le parole nonna, figlia, fidanzata, ragazza, gallina, mucca ecc.

5. il suffisso “il” indica lo strumento di una data azione. Es. tranĉi (tagliare)-tranĉilo (coltello). Sono quindi superflue le parole pettine, scure, campana, arato, pattino ecc. quando si conosce il verbo corrispondente. Lo stesso avviene con gli altri affissi.

Inoltre ho fissato come regola generale che tutte le parole già divenute internazionali (le cosiddette parole straniere) restino immutate nella lingua internazionale tranne che per l’ortografia. In tal modo un grandissimo numero di parole si conoscono già e non è necessario impararle. Es.: lokomotivo, redakcio, telegrafo, nervo, temperaturo, centro, formo, publiko, botaniko, figuro, vagono, advokato, doktoro, teatro ecc.

Grazie alle suddette regole ed a certi aspetti della lingua i cui particolari non è ora il caso di esporre, la lingua diviene straordinariamente facile e tutto lo sforzo che si richiede per impararla consiste solo nel mandare a memoria un numero molto ridotto di parole con cui, seguendo regole ben definite, senza particolari attitudini e senza grande impegno, si possono formare tutte le parole, espressioni e frasi necessarie. Del resto, anche questo esiguo numero di parole è stato scelto in modo che il loro apprendimento per una persona con un po’ di istruzione sia straordinariamente facile. L’apprendimento di questa lingua sonora, ricca e per tutti comprensibile (il perché si vedrà appresso) non richiede quindi tutta una serie di anni come per le altre lingue ma solo qualche giorno. Di ciò ognuno può rendersi conto dato che a questo opuscolo è unito un manuale completo (2).

II

Il secondo problema è stato da me risolto come segue:

1. ho effettuato una totale scomposizione delle idee in parole indipendenti in modo che tutta la lingua, invece di esser composta di parole in diverse forme grammaticali, consiste unicamente di parole invariabili . Se prendete uno scritto nella mia lingua trovate che ogni parola vi si trova sempre e solo in una forma costante, cioè in quella forma che viene riportata nel dizionario. E le diverse forme grammaticali, le relazioni tra le parole ecc. sono espresse attraverso l’unione di parole immutabili. Ma poiché una simile struttura linguiistica è del tutto estranea ai popoli europei e l’adattarvisi sarebbe per loro cosa ardua, io ho conformato questo smembramento della lingua allo spirito delle lingue europee, così che se uno studia la mia lingua con il manuale, senza leggere la prefazione (del tutto superflua per il discente) non supporrà mai che la struttura di questa lingua si differenzi in qualcosa dalla struttura della sua lingua madre. Così per esempio l’origine della parola “fratino”, che consiste in effetti di tre parole : frat (fratello), in (donna), o (ciò che è, che esiste) (=ciò che è fratello-donna = sorella), è spiegata dal manuale nel modo seguente: fratello = frat ,ma, poiché ogni sostantivo al nominativo finisce in “o”, si ha quindi “frat-o”. Per formare il femminile si frappone la paroletta “in”, quindi sorella = frat-in-o. Le lineette sono poste tra le diverse parti costituenti la parola per non imbarazzare il discente, il quale non sospetta minimamente che ciò che egli chiama terminazione, prefisso o suffisso, è una parola completamente indipendente, che conserva sempre lo stesso significato, all’inizio o alla fine di un’altra parola o da sola, che ogni parola può essere usata legittimamente come parola radicale o come particella grammaticale. E comunque la lingua è strutturata in modo tale che ciò che scrivete viene subito compreso con molta chiarezza (con la “chiave” o senza) anche da chi non solo non abbia già studiato la sua grammatica ma non ne conosceva neanche l’esistenza.

Spiegherò ciò con un esempio:

Mi trovo in Italia (NdT: nel testo l’esempio è riferito alla Russia e alla lingua russa) senza sapere neanche una parola di italiano. Ho bisogno di rivolgermi a qualcuno e scrivo su un pezzo di carta in libera lingua internazionale questa frase:

Mi ne sci-as, kie mi las-is mi-a-n baston-o-n; ĉu vi ĝi-n ne vidis ? Mostro al mio interlocutore un vocabolario lingua internazionale-italiano e gli indico l’inizio dove è scritto a grandi lettere : Tutto ciò che è scritto nella lingua internazionale si può comprendere con l’aiuto di questo vocabolario. Le parole che insieme formano un’idea sono scritte insieme ma divise tra loro da una lineetta; così per esempio la parola “frat-in-o” è composta da tre parole, ciascuna delle quali va cercata a parte.

Se il mio interlocutore non ha mai sentito parlare della lingua internazionale, dapprima mi guarderà molto meravigliato, poi prenderà il mio foglietto, cercherà nel modo indicato nel vocabolario e troverà quanto segue:

mi io io

ne no, non non

sci sapere

as terminazione del presente so

kie dove dove

mi io io

las lasciare

is terminazione del passato ho lasciato, lasciai

mi io

a terminazione degli aggettivi

n segno del complemento oggetto mio

baston bastone

o terminazione del sostantivo

n segno del complemento oggetto bastone

ĉu particella interrogativa ?

vi voi voi

ĝi esso

n segno del complemento oggetto lo

ne no, non non

vid vedere

is terminazione del passato avete visto, vedeste

(non so dove ho lasciato il mio bastone, non lo avete visto?)

In tal modo l’italiano capirà chiaramente ciò che desidero da lui. Se vorrà rispondermi gli mostrerò il vocabolario italiano-lingua internazionale sul cui inizio è scritto: Se desiderate esprimere qualcosa nella lingua internazionale, usate questo vocabolario cercando le parole nella parte lessicale e le terminazioni delle forme grammaticali nell’appendice grammaticale ai paragrafi delle parti del discorso corrispondenti. Poiché nell’appendice, come si vede nel manuale, la grammatica completa di ogni parte del discorso non occupa più di qualche rigo , per trovare la terminazione di una determinata forma grammaticale non ci vuole più tempo di quanto non occorra per trovare una parola nel vocabolario.

Richiamo l’attenzione del lettore su quanto da me chiarito che, pur apparendo molto semplice, ha un notevolissimo valore pratico. Non c’è bisogno di dire che in un’altra lingua non si ha alcuna possibilità di comunicare con una persona che non la conosca, neanche con l’aiuto del migliore vocabolario, perché per usare il vocabolario bisogna prima conoscere la lingua più o meno bene. Per poter trovare una data parola nel vocabolario bisogna conoscerne la forma fondamentale mentre nella connessione del discorso un vocabolo viene usato di solito in una variazione grammaticale che spesso non somiglia affatto ad essa , in unione con diversi prefissi, suffissi ecc. Perciò, se non conoscete già la lingua non trovate quasi nessuna parola sul dizionario e anche quelle che riuscite a trovare non vi fanno affatto capire il significato di una frase. Così, per esempio, se scrivessi la frase di sopra in tedesco ( Ich weiss nicht wo ich meinen Stock gelassen habe; haben Sie ihn nicht gesehen ?) uno che non conoscesse il tedesco troverebbe sul dizionario : io – bianco – non – dove – io – pensare – bastone o piano di casa – tranquillo – possesso – avere – lei - ? – non è –

Non è necessario che io dica che il dizionario di una lingua esistente è enormemente vasto e cercarvi due-tre parole una dopo l’altra già stanca mentre il dizionario internazionale , grazie alla struttura particolare di scomposizione delle parole della lingua, è molto ridotto e pratico. Non serve neanche dire che in ogni lingua una parola ha molti significati riportati nel dizionario tra i quali si deve provare ad indovinare quello giusto. Ed anche se riuscite ad immaginare una lingua con la più ideale grammatica semplificata, con un solo significato costante per ogni parola, in ogni caso perché il destinatario di un vostro scritto possa comprenderlo aiutandosi col dizionario sarebbe necessario non solo che avesse prima studiato la grammatica ma che avesse anche acquisito abbastanza pratica per cavarsela a distinguere una parola radicale da una parola modificata grammaticalmente, semplice o composta ecc.. Cioè l’utilità della lingua dipenderebbe sempre dal numero dei parlanti ed in mancanza di questi varrebbe zero. Se viaggiate in treno per esempio e volete chiedere ad un vicino di posto “Quanto si ferma il treno a N.?”non potete proporre di imparare la grammatica! Ma nella lingua internazionale potete esser subito capiti da chiunque, proveniente da qual si voglia paese, anche se non conosce la lingua o addirittura non ne ha neanche sentito parlare. Chiunque può leggere con in mano il dizionario un libro scritto nella lingua internazionale senza alcuna preparazione ed anche senza leggere neppure la prefazione con le spiegazioni sull’uso del dizionario. Ed una persona di cultura , come si vedrà sotto, non deve usare molto neanche il dizionario.

Se desiderate per esempio scrivere ad uno spagnolo a Madrid e non conoscete la sua lingua, né lui la vostra, e non sapete se conosca la lingua internazionale o ne abbia neanche sentito parlare, potete tuttavia farvi coraggio e scrivergli confidando pienamente di esser capito ! Grazie alla struttura particolare della lingua internazionale tutto il vocabolario necessario per la vita di tutti i giorni occupa, come si può vedere dall’esemplare in appendice, non più di un piccolo foglio, entra facilmente nella più piccola busta e si può ricevere con pochi centesimi in qualunque lingua. Perciò basta che scriviate una lettera nella lingua internazionale, che mettiate nella busta un esemplare spagnolo del dizionarietto e il destinatario sarà in grado di capirvi perché questo dizionarietto non solo rappresenta una comoda chiave per leggere la lettera ma contiene anche le istruzioni per l’uso.Grazie alla più vasta accoppiabilità delle parole, con questo piccolo vocabolario si può esprimere tutto ciò che serve nella vita di tutti i giorni, ma, naturalmente, certe parole che si incontrano raramente, termini tecnici (ed anche vocaboli “stranieri” che si suppone siano a tutti noti come “tabako”, “teatro”, “fabriko” ecc.) non vi si trovano. Se dovete assolutamente usare queste parole e non è possibile sostituirle con altri termini o perifrasi allora dovete usare un vocabolario completo, che comunque non dovete spedire al destinatario del messaggio: potete mettere tra parentesi vicino a dette parole la traduzione nella lingua del destinatario.

a) Di conseguenza, grazie alla struttura della lingua sopra descritta posso capirmi con chiunque. Il solo inconveniente (fino all’introduzione generale della lingua) è che bisogna ogni volta aspettare che l’interlocutore analizzi i miei pensieri: Per eliminare il più possibile anche questo inconveniente (almeno nella comunicazione con persone istruite) non ho creato un lessico arbitrario ma formato da parole il più possibile conosciute dal mondo colto. Così per esempio le parole che sono parimenti usate in tutte le lingue avanzate (le cosiddette parole straniere o tecniche) le ho lasciate così come sono . Delle parole che in lingue diverse suonano in modo diverso ho preso quelle che sono comuni a due o tre lingue maggiori europee o quelle che appartengono soltanto ad una lingua ma sono popolari anche presso gli altri popoli . Nei casi in cui una parola suona in modo diverso in ogni lingua, ho cercato di trovare una parola che avesse soltanto un significato approssimativo o un uso più raro ma fosse conosciuta a più nazioni maggiori possibile (ad esempio la parola “prossimo” in ogni lingua suona in modo diverso ma se prendiamo il latino “più vicino” (proximus) vediamo che , con le diverse variazioni, viene usata in tutte le principali lingue. Quindi se per “vicino” uso la parola proksim sarò più o meno compreso da ogni persona istruita). Negli altri casi ho attinto generalmente dal latino, come lingua mezzo internazionale.(Mi sono distaccato da queste regole soltanto laddove lo hanno richiesto circostanze particolari come ad esempio l’esigenza di evitare omonimi, la semplicità dell’ortografia ecc). In tal modo ,scambiando della corrispondenza con un europeo di media cultura che non abbia studiato affatto la lingua internazionale, posso esser certo non solo che mi capirà ma anche che ci riuscirà senza bisogno di cercare troppo nel vocabolario, che utilizzerà solo per le parole dubbie.

Questo articolo è stato scritto all’inizio del 1887 quando il Volapük aveva un grande successo ma presto risultò che le previsioni dell’autore dell’Esperanto non erano errate.

Nelle ultime pagine del primo libro dell’Esperanto venne stampata la grammatica completa ed un vocabolario di circa 1000 parole.

(NdT: Zamenhof non ci dice come risolse il terzo problema perché in effetti non lo risolse ed è ancora da risolvere)