A013 La lingua d'Europa*
da El Pais Internacional La lotta tra le diverse lingue per mantenere la loro presenza è una delle sfide determinanti per i Quindici. Nè il denaro, nè il diritto di veto, nè i voti. La grande battaglia del futuro nell´Unione Europea è la lingua. La crescente tendenza ad utilizzare l´inglese e il francese, se non solo l´inglese, a discapito delle altre nove lingue ufficiali dell´Unione Europea, sta già generando tensione tra i Quindici. Tedeschi e spagnoli non negano di soccombere alla dittatura del bilinguismo. Oltre a questi, quatto quatto, vi sono gli italiani e gli olandesi, che temono di rimanere indietro. La Francia teme che questa battaglia termini favorendo l´impero dell´inglese, e difende come antidoto che parole tedesche entrino a far parte del parlato di routine. Inoltre, le 12 lingue dei candidati che entreranno nell´Unione fanno pensare a delle complicazioni quasi senza soluzione. In una Europa con 23 lingue occorreranno 115 interpreti per sala nelle riunioni di alto livello per assicurare un sistema simile a quello attuale. E´ un affare politicamente molto delicato. Si può perder la moneta, ma è molto difficile rinunciare alla propria lingua. L´uso delle 11 lingue ufficiali (inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, olandese, portoghese, greco, svedese, danese e finlandese) è molto complicato organizzativamente parlando e si perde più tempo per le traduzioni che per gli accordi giuridici. Nel Parlamento europeo tutti gli atti ufficiali hanno la traduzione nelle 11 lingue, dalle sessioni plenarie alle riunioni delle delegazioni interparlamentari, le plenarie dei gruppi politici e le riunioni delle commissioni. In ogni sessione operano dai 550 ai 600 interpreti per garantire l´ottemperamento di questo diritto e i dibattiti sono rinviati, se manca una traduzione, o se un emendamento non è stato tradotto. Per rispettare questo obbligo si spende circa un terzo del bilancio per traduzioni ed interpretariato. Nella commissione europea, le riunioni del Collegio dei Commissari e quelle dei capi di gabinetto hanno luogo in inglese, francese e tedesco con interpreti. Nella sala stampa le lingue permesse e tradotte sono inglese e francese, benchè ci sia la traduzione in tutte le lingue nelle conferenze stampa dei commissari. Nelle riunioni di lavoro dei funzionari si parla inglese e francese senza traduzione. I documenti sono tradotti in inglese, francese e tedesco anche se solo il 2% sono redatti originariamente in queste lingue. Le altre lingue si vedono a fatica per iscritto. I maggiori conflitti hanno luogo nel Consiglio di Ministri. Il regolamento linguistico consacra l´uso delle 11 lingue, e il regolamento interno stabilisce che "il Consiglio delibererà e deciderà solo e unicamente in base ai documenti e progetti prodotti nelle lingue previste per il regime linguistico in vigore." Una redazione che alcuni paesi paragonano al diritto di esigere al traduzione in tutte le lingue ufficiali. La Germania, per esempio, esige sia la traduzione in tedesco in tutte le riunioni di carattere ministeriale, sia formali sia informali. Questa è una posizione adottata talvolta anche dalla Spagna. Nelle riunioni di lavoro di primo piano (mercato interno) ci sono traduzioni in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo e olandese. In quelle di secondo (politica estera e sicurezza) si utilizza francese e inglese, senza interpreti. Nelle riunioni miste, in cui cioè si tratta di entrambi i piani, si combinano i due sistemi. In Consiglio si è stabilito un accordo secondo cui, quando per causa maggiore non ci sono interpreti, si lavora in inglese e francese, ma nessuno può parlare nella sua lingua madre. L´accordo viene meno solo quando qualcuno è realmente non in grado di esprimersi, cosa che succede spesso con gli irlandesi e gli anglofili meno abili con il francese. Queste norme non sempre sono ottemperate. In nome del risparmio e del pragmatismo, il francese e soprattutto l´inglese, tendono ad essere utilizzati a discapito delle altre lingue. La politica della Difesa si sta basando su questo sistema per evitare infiltrazioni dalle cabine di interpretariato. Sorgono puntualmente dei conflitti, come l´idea del commissario britannico Chris Patten di utilizzare solo l´inglese per l´Agenzia europea di riscostruzione del Kossovo. O l´uso solo di inglese, francese e tedesco negli uffici brevetti. Questa marea franco-anglofona sta preoccupando gli altri stati membri, che ricordano che l´Unione si vanta di essere un insieme di stati-nazioni che mai rinunceranno al loro carattere e cultura. Tedeschi e spagnoli combatteranno la battaglia politica in modo sotterraneo, anche se sembra a volte che siano su campi opposti. Entrambe le parti sostengono che il loro obiettivo è di difendere la propria lingua senza discapito delle altre. "La sola cosa che desideriamo è mantenere lo statu quo e evitare di andare nella direzione del bilinguismo", ammettono finti diplomatiche tedesche. "Non siamo contro nessuno, se non a favore della difesa del tedesco. Molti dei nostri ministri parlano solo il tedesco e hanno diritto ad usare la loro lingua". Il tedesco ha poca proiezione mondiale in un mondo ogni giorno più globalizzato, però ha un gran peso in Europa. E´ la lingua madre più parlata nell´EU (24% della popolazione) ed è parlato non solo in Germania, ma anche in Austria, Lussemburgo, in alcune regioni del Belgio, Italia e Francia. Il 32% degli europei parla tedesco (includendo anche quelli per cui il tedesco non è prima lingua); il tedesco ha un fattore di penetrazione inferiore all´inglese, ma superiore al francese. Lo spagnolo, al contrario, è meno presente in Europa, ma ha una proiezione straordinaria. Si sta estendendo a gran velocità negli Stati Uniti, gode di prestigio in Europa oltre i confini spagnoli e rappresenta 400 milioni di persone di lingua spagnola che vivono in tutto il mondo. L´italiano, invece, non ha altra difesa se non quella di puro fatto statistico, secondo cui l´Italia è più popolata della Spagna. L´italiano è una lingua che non varca le frontiere, che non ha il carattere veicolare dello spagnolo. Il regime linguistico condiziona l´allargamento all´Est "Il regime linguistico sarà il maggior conflitto nell´apertura dell´Europa all´Est", affermano i funzionari della Commissione europea e i diplomatici del Consiglio o degli stati. I 13 futuri membri presuppongono altre 12 lingue (turco, polacco, ungherese, ceco, rumeno, bulgaro, slovacco, estone, lituano, lettone, sloveno e maltese). In Cipro si parla greco e turco. Uno studio fatto da quattro esperti europei per incarico del Consiglio dei Ministri è giunto alla conclusione che sarà impossibile mantenere con 23 lingue ufficiali lo stesso metodo di interpretariato che si utilizza oggi in 70 riunioni quotidiane. Applicare il regime integrale (usare tutte le lingue e tradurle in tutte le lingue richiederebbe 115 interpreti e 23 cabine per ogni riunione, contro i 33 e 11 attuali. E´ molto difficile tenere conferenze con 23 cabine o sostenere il costo di così tanti interpreti, e soprattutto è impossibile formare tanti interpreti che sappiano dalle tre alle sette lingue oltre la propria. Gli esperti non scartano che il problema di aumentare il numero delle cabine possa avere soluzione con la costruzione di un gran complesso esterno di interpretariato, che garantisca un accesso audiovisivo a distanza di gran qualità. Scartano il fatto che non tutte le lingue siano tradotte direttamente in tutte le altre, se non quando un interprete non conosce una lingua nella quale si sta parlando e deve fare riferimento ad un altro collega che sta traducendo e si avvale di questo per tradurre. Si riduce appena il numero degli interpreti richiesti (tra 77 e 85, a fronte della trentina attuale), aumenta quello delle cabine (tra 25 e 27) e si perde la qualità dell´interpretazione non essendo di prima mano. Sconsigliano il cosiddetto regime di andata e ritorno secondo cui tutte le cabine lavorano a partire da una lingua madre per arrivare ad una lingua ponte e traducono nella loro propria lingua partendo da questa lingua ponte. Ciò richiede 22-23 cabine e 66-69 interpreti. Considerano più accettabile il regime misto diretto di andata e ritorno, utilizzato nelle Nazioni Unite. Anche se servono 23 cabine e 69 interpreti c´è più garanzia di qualità. Comunque gli esperti si pronunciano a favore del regime asimmetrico, cioè che alcune lingue siano attive e altre passive. Le passive si utilizzano solo per parlare. Le attive permettono di ascoltare la traduzione di tutte le altre. Gli esperti partono dal fatto che le 11 lingue attuali siano attive e le nuove 12 passive. Così uno sloveno potrebbe parlare la sua lingua ma dovrebbe ascoltare la traduzione in una qualsiasi delle lingue attive. Permette di ridurre da 9 a 23 cabine e da 27 a 57 interpreti. Ma ciò costituirebbe una discriminazione delle lingue dei nuovi membri nei confronti di quelli attuali. Paradossalmente non è stato preventivato il costo di tale sistema considerando come lingue attive solo le più diffuse (inglese, francese, tedesco, italiano, castigliano, polacco e olandese). Così la discriminazione avrebbe delle ragioni demografiche. Walter Oppenheimer, Bruxelles Traduzione di Laura Brazzabeni
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