Da Le Monde * Nel 2004 dieci nuove lingue potrebbero far la loro apparizione nei dibbattiti europarlamentari in seguito all´allargamento dell´Unione. Un rapporto ha tradotto in cifre quanto ci costerebbe continuare a mantenere il principio del multilinguismo integrale (troppo caro!). I parlamentari Ue sono alla ricerca d´un accordo. BRUXELLES dal nostro ufficio europeo II Parlamento Europeo, che da sempre si fa campione del diritto per tutti i deputati di parlare e scrivere nella propria lingua, manterrà tale politica dopo l´allargamento, nonostante il suo costo? Questo problema suscita aspre polemiche dopo la sessione di luglio, nel corso del_ la quale si sarebbe dovuta adottare una proposta di mantenere il multilinguismo integrale. benchè le istituzioni dell´Unione Europea contino 11 lingue ufficia-li, la Commissione di Bruxelles ed il Consiglio d´Europa possono, in ba se ai regolamenti interni, utilizzarne di meno per il lavoro quotidiano: il Coreper (Comitato preparatorio del Consiglio) non si esprime che in francese, inglese e tedesco. Nella Commissione, i testi intermedi e le decisioni che non hanno ripercussioni esterne sono disponibili solo in quelle tre lingue. Il Parlamento Europeo è la sola istituzione comunitaria che rispetta la piena uguaglianza delle lingue, considerata necessaria per il rispetto della legittimità democratica. Mercoledì 4 luglio l´Ufficio doveva esaminare il rapporto di uno dei suoi vicepresidenti, Guido Podestà (italiano, del PPE), intitolato "Preparazione del Parlamento Europeo all´Unione Europea allargata", che tra duceva in cifre per il prossimo triennio (2002-2004) i costi previsti, nel quadro del mantenimento del multilinguismo integrale. All´ultimo minuto, l´assemblea fu invitata ad aggiornare i lavori da una lettera di Hans-Gert P?ttering (tedesco, del PPE), presidente del maggiore gruppo politico europarlamentare. Ufficialmente l´on. P?ttering giudicava ´prematuro´ che l´Ufficio - a cui non appartiene - votasse su un dossier di cui non aveva avuto conoscenza che pochi giorni prima, vistane la Mstra ordinaria complessità" e "l´importanza delle conseguenze sia politiche che di bilancio". Infatti egli ritiene che una questione così politica come quella dello status linguistico dei nuovi aderenti debba esser presa in mano dai capigruppo. L´on. Pottering decise lui stesso d´intervenire al termine d´una riunione molto tumultuosa con i 6 vicepresidenti del PPE, durante la quale il conservatore inglese James Elles - perdendo la britannica flemma - lanciò in aria il rapporto del collega Podestà per mostrare tutto il bene che ne pensava; un usciere lo raccolse da terra garbatamente. L´on. Elles, membro della Commissione Bilancio, affermò che Podestà avrebbe dovuto consultarlo prima di proporre di "far pagare al contribuente delle spese così considerevoli". L´on. Podestà partiva dall´ipotesi che 10 nuovi Paesi dovessero partecipare alle elezioni europee del 2004. Benchè non fossero stati nominati, si trattava di Polonia, Repubblica Ceka, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lettonia, Lituania, Estonia, Cipro e Malta. Bulgaria e Romania non erano annoverate perchtè precedevano di aderire solo nel 2006 o 2007. Questi 10 nuovi Paesi introdurrebbero 8 o 10 nuove lingue. Nel secondo caso le adesioni di Cipro e Malta porterebbero 2 nuove lingue ufficiali (turco e maltese); nel primo caso esse porterebbero solo il greco e l´inglese (già lingue ufficiali dell´U.E.)- MUOVE PRATICHE L´on. Podestà proponeva la creazione di 124 posti supplementari per Paese, cioè 1240 per 10 Paesi, cifra che potrebbe tuttavia ridarsi a 740 tenuto conto di certe risistemazioni. Poichè non è sicuro che il mercato del lavoro fornisca persone con tali requisiti,egli suggeriva di organizzare i reclutamenti dal 2002. Stimava che le prospettive finanziarie che inquadrano le spese dell´U.E. per il quinquennio 2002-2006 e che ipotizzano un allargamento a 6 nuovi Paesi dovrebbero essere riesaminate a partire dal 2001. Nel caso in cui 8 nuove lingue facessero la loro apparizione, bisognerebbe spendere 193 milioni di euro in più di quanto previsto per il triennio. James Elles trovò che il rapporto non conteggia con precisione le economie realizzabili; sia ricorrendo al personale "freelance" piuttosto che ai funzionari, aia introducendo pratiche come 1´interpretazione a distanza (l´interprete lavora a casa sua ma è in collegamento TV con la sala riunioni) o 1´interpretazione "biattiva" (l´interprete parla sia la lingua materna che una lingua straniera). E´ soprattutto il ricorso a lingue perno o staffetta che, secondo lui, è mal valutato: si tratta di lingue parlate correntemente (inglese, tedesco, francese, spagnolo) per le quali un interprete passa per tradurre lingue rare che non conosce. L´on. Elles considera che il ricorso più frequente (leggasi obbligatorio) a lingue staffetta permetterebbe di economizzare posti di interprete. Dinanzi ai colleghi egli suggerì che l´inglese diventasse la sola lingua staffetta, per il fatto che essa è la seconda lingua più diffusa tra i non anglofoni. Tale proposta suscitò l´ira della francese Francoise Grossetéte, che vedova in ciò un modo per "assicurare a termine" la supremazia dell´inglese: "Non puoi imporcelo, è scandaloso; sono francese e difendo il francese!" esclamò, mentre la collega Carmen Praga Estevez prendeva le difese dello spagnolo. Per calmare le acque, Pot_ tering propose di richiedere alla Segretaria generale del Parlamento stu_ di complementari che quantificassero il costo del passaggio per una, due o tre lingue staffetta; sarebbe la soluzione linguistica migliore per la minor dispersione possibile di contenuto. In luglio, l´intervento dell´on. P?ttering provocò un vivace alterco in seno alla Conferenza dei presidenti: Enrique Baron Crespo, presiden*. te del gruppo socialista, l´accusava d´ingerenza nei lavori dell´Ufficio. La proposta P?ttering irritò una parte dei membri dell´Ufficio, ma fu finalmente accettata dalla Presidente Nicole Fontaine (membro del PP E): il voto sul rapporto Podestà e lo studio complementare dovevano dunque aver luogo nella sessione di settembre. Il rientro parlamentare si annuncia caldo. Rafa?l´ Rivais QUINDICI STATI MEMBRI, UNDICI LINGUE UFFICIALI Quantunque l´U.E. comprenda 15 Stati membri, essa non conta che 11 lingue ufficiali: danese, finlandese, francese, greco, inglese, italiano, neerlandese, portoghese, spagnolo, svedese e tedesco. Sono i Governi che designano le loro lingue ufficiali. Quando l´Irlanda aderì alla Comunità, rinunciò a che il gaelico - prima lingua ufficiale nazionale secondo la sua Costituzione - divenisse una lingua ufficiale europea, senza il pensiero di economizzare gli ultimi comunitari. Il suo uso limitato fa sì che solo i trattati sono tradotti in gaelico, mentre la legislazione secondaria è tradotta in inglese. II lussemburghese, lingua parlata e non scritta, non è pili diventata lingua ufficiale; il Granducato ha preferito il francese e il tedesco. Si presume che anche Malta rinunci al maltese, preferendogli l´inglese. Traduzione di Enrico Borgatti da Le Monde dell´8-8-2001