Il genere autobiografico è abbastanza comune in tutte le letterature. Questa autobiografia in esperanto Kiu ĉi mi? (Chi questo io?), uscita da poche settimane presso la case editrice olandese VoKo, ha un valore particolare perché è uno spaccato della vita olandese, ma anche europea in genere, degli ultimi settanta anni, vista da un pastore protestante, poeta originale in esperanto, traduttore in esperanto dalle Sacre Scritture, membro dell’accademia linguistica. Il nome di Gerrit Berveling (1944) è ampiamente noto: i suoi libri in esperanto superano la cinquantina, oltre ad altre opere in olandese. Redattore, saggista, recensore, la sua traccia è profonda non soltanto nella cultura esperantofona, ma anche in quella del suo paese. È prevista una traduzione in italiano a breve termine.

È invece uscita e presentata al pubblico il mese scorso la versione italiana Vita vera di una donna di Carmen Cassinis; l’edizione in esperanto, Vivovero de virino, era uscita in Romania nel 2009. A differenza del respiro europeo della autobiografia di Berveling, questo libro racconta della Padova di un periodo ben definito, dal 1895 al 1920. Si tratta di memorie dettate a pezzi dall’autrice al figlio, dal 1964 al 1978. Il figlio è Filippo Franceschi, il maggior novelliere in esperanto sotto lo pseudonimo di Sen Rodin, oggi ottantunenne che, dopo periodi di lavoro e viaggi nel nord Europa e un lungo periodo di insegnamento nelle scuole elementari a Padova, si è ora ritirato tra i colli piacentini a scrivere, insegnare musica e produrre dischi. Nell’opera, attraverso la storia della numerosa famiglia (undici fratelli), c’è la vita di Padova e della campagna circostante: le amiche, il collegio, la scuola, le lezioni di piano, la guerra, lo stato di profughi, amori contrastati, dubbi, matrimonio.

Che i libri di cui sopra siano usciti in esperanto è una ulteriore conferma della vitalità e dell’originalità della letteratura in lingua internazionale.