Georges Kersaudy

 

L'utopia è la verità di domani (Victor Hugo)
Dal volume di Georges Kersaudy, Langues sans Frontieres - À la découverte des langues de l'Europe, Editions Autrement, Paris, 2002.

Già nel secolo XVI il filosofo catalano Juan Luis Vives si preoccupava per la prossima sparizione del latino come lingua di comunicazione internazionale. Nel XVII, Cartesio e Comenio insistevano sulla necessità di una lingua ausiliare comune che fosse più facile da imparare di tutte le lingue conosciute fino allora. Comenio, che scrisse e insegnò successivamente in ceco, latino, tedesco, inglese, neerlandese, polacco, francese e svedese, è l'autore dei primi metodi di concezione moderna per l'insegnamento delle lingue. Quei metodi venerabili potrebbero ancora oggi essere utilizzati con profitto.
Nel secolo XVIII Voltaire e Montesquieu constatano che il mondo ha bisogno di una lingua internazionale.
Nel 1843 Fourier, nella sua "Teoria dell'unità universale", annunciava la comparsa inevitabile di una lingua nuova "degna di una umanità unita e nella quale si troverebbe incorporato il genio di tutte le nazioni .
L'ESPERANTO
Dopo quell'epoca, centinaia di progetti di lingue artificiali hanno visto la luce e alcuni hanno conosciuto un effimero successo. L'Esperanto, presentato nel 1887 dal dottor Zamenhof, si è imposto fin dalla sua apparizione e non ha mai smesso di essere utilizzato dopo di allora da parte di seguaci il cui entusiasmo e la cui convinzione non hanno fatto che rafforzarsi, nonostante le reticenze e talora l'ostilità delle autorità pubbliche di diversi paesi, le quali credevano ingenuamente di vedere nella lingua internazionale un pericolo per la loro lingua nazionale. Si può affermare senza timore di esagerare che tutti coloro che hanno appreso l'esperanto (molto spesso in poche ore, come fu il caso di Tolstoi), hanno immediatamente riconosciuto in esso "il latino moderno", un formidabile strumento di comunicazione.
Questo nome di "Esperanto" non è stato scelto deliberatamente: s'è affermato per caso. I primi articoli consacrati alla "internacia lingvo" dal dottor Zamenhof erano firmati con uno pseudonimo: Esperanto (colui che spera). La stampa dell'epoca si è impadronita di quel nome e se n'è servita per designare la nuova lingua. Il nome ha fatto rapidamente il giro del mondo e l'abitudine ha fatto il resto. Oggi alcuni esperantisti tendono a ritornare alla denominazione originaria e si parla correntemente di ILO (abbreviazione di Internacia Lingvo, che significa nello stesso tempo "strumento").
Per coloro che lo conoscono e lo praticano, l'ILO rappresenta la sintesi perfetta delle lingue dell'Europa moderna. Ma come si poteva prevedere, l'Esperanto non ha solamente sostenitori e, tra coloro che non lo conoscono, c'è stata una parte che ha avanzato nei suoi riguardi diverse critiche.
È interessante notare che non è affatto necessario rifiutare tali critiche. È sufficiente metterle a confronto perché si annullino reciprocamente. Per alcuni la lingua internazionale differisce troppo dal latino; per altri il numero delle radici latine è troppo alto; non somiglia abbastanza all'inglese; oppure somiglia troppo alle lingue latine, ecc. Anche i linguisti, che pure nel loro insieme hanno compreso bene l'interesse dell'Esperanto, non hanno mancato di muovergli dei rimproveri abbastanza inattesi, in particolare quello di essere troppo facile! Si è arrivati a criticare il fatto che le regole della grammatica non sono soggette a eccezioni; e taluni auspicano che vi s'introducano delle irregolarità, per rendere la lingua più vicina alle lingue nazionali europee!
Per quelli che usano correntemente la lingua internazionale, la sua schiacciante superiorità non può essere messa in dubbio. Possiamo dire che l'Esperanto assomma tutte le qualità delle lingue d'Europa, e che esso è in qualche modo l'erede della civiltà europea nel suo insieme. In effetti l'Esperanto non è altro che un compromesso tra le principali lingue d'Europa. Zamenhof ha preso come base i vocaboli "internazionali" comuni alle grandi lingue di civiltà europea; ne ha tratto delle radici già conosciute da tutti gli europei o dalla maggior parte di essi e le ha quindi inserite in un sistema di ricostruzione semplice
e logico. Quanto alla grammatica, essa è un capolavoro di logica e di semplicità.
VANTAGGI SULLE ALTRE LINGUE

Attualmente circa dieci milioni di persone nel mondo hanno appreso l'Esperanto. La lingua funziona ed è pronta da molto tempo a servire nelle relazioni internazionali. Essa possiede un'abbondante letteratura originale e, inoltre, il numero delle opere tradotte in Esperanto raggiunge qualche decina di migliaia di titoli. Oggi si trovano esperantisti attivi in 119 paesi e in 99 esistono associazioni esperantiste. Emissioni radio in esperanto sono diffuse da Pechino, dal Vaticano, da Roma (RAI), Varsavia, Vienna, Tallinn, Seul...
Da più di un centinaio d'anni gli esperantisti non hanno mai smesso di coltivare la "loro" lingua, nonostante l'incomprensione - e talvolta l'ostilità - delle autorità ufficiali dei diversi paesi d'Europa. Si era perfino arrivati, in alcuni ambienti, a considerarli una sorta di setta o nel migliore dei casi come dei tranquilli maniaci.
Ogni anno, da più di cento anni, i congressi degli esperantisti proclamano al cospetto del mondo l'esistenza molto reale della lingua internazionale e ripetono instancabilmente la dimostrazione della sua forza e della sua efficacia. Si è fatto il punto dei progressi compiuti in tutti i campi, vengono presentate pubblicazioni sempre più numerose e varie redatte nella lingua internazionale. Si possono persino incontrare centinaia di persone, bambini e adulti, per i quali l'esperanto è la lingua materna; il che non impedisce loro, anzi il contrario, di parlare numerose altre lingue. È difatti dimostrato già da molto tempo che chi ha appreso la lingua internazionale è in grado d'imparare assai più rapidamente e facilmente qualsiasi lingua europea. Molti cinesi, giapponesi e coreani ne hanno fatto esperienza; e non si contano più gli esperantisti europei che si sono serviti della "loro" lingua per imparare in tempo record un gran numero di lingue straniere, d'Europa o di altri paesi. Gli stessi principianti nella lingua internazionale constatano molto in fretta che un testo tradotto in esperanto a partire da una lingua straniera ha per essi il valore di una spiegazione del testo, a tal punto esso permette di riprodurre fedelmente il testo originale nelle sue più piccole sfumature.
Al di fuori degli ambienti esperantisti tutto ciò è passato generalmente inavvertito fino a questi ultimi tempi. I poteri pubblici della maggior parte dei grandi paesi europei sono rimasti stranamente sordi e ciechi davanti a un fenomeno che dovrà inevitabilmente fornire un giorno la soluzione dei loro problemi linguistici. È soltanto adesso, alla 23' ora, che si comincia a prendere coscienza di questa realtà...
Il valore dell'esperanto come strumento di comunicazione internazionale è stato riconosciuto dall'Unesco, che ha deciso nel 1984 di servirsene nel campo degli scambi scientifici. Inevitabilmente la lingua internazionale finirà per imporsi nelle istituzioni europee. Le procedure di lavoro in tutti i campi dell'organizzazione interna ne saranno enormemente semplificate. Ogni funzionario avrà la possibilità di redigere documenti nella propria lingua nazionale o direttamente nella lingua internazionale. L'esperanto (l'ILO) si imporrà un giorno come unica lingua di lavoro e permetterà di risolvere un'infinità di problemi. Si può prevedere fin da ora che la traduzione dei documenti definitivi in tutte le lingue ufficiali si farà a partire da un unico testo di riferimento, redatto in lingua internazionale. In tutti i casi, l'uso della lingua internazionale costituirà la più sicura garanzia della perfetta uguaglianza tra le lingue ufficiali.
Abbiamo spesso udito esprimere timori da parte di professionisti della traduzione e dell'interpre-tazione riguardo all'intrusione dell'ILO nelle relazioni internazionali. È un po' come se i medici si preoccupassero dei progressi della virologia: neppure la comparsa di un anti-virus universale li ridurrebbe alla disoccupazione...
La lingua internazionale avrà un effetto moltiplicatore sulle relazioni fra tutti i paesi del mondo. Da qui a qualche anno decine di milioni di computer europei comunicheranno tra di loro in una cinquantina di lingue. È sicuro fin da ora che la lingua internazionale metterà un po' di ordine in questa straordinaria cacofonia, ma ci saranno ancora tempi belli per i traduttori e gli interpreti, e il loro numero non farà che aumentare in proporzioni attualmente insospettate, almeno per alcuni decenni...