Nel 1993 la Casa Editrice "Pro Esperanto" di Vienna pubblica il volume Il poema di Utnoa (Poemo de Utnoa),del poeta catalano, l'esperantista Abel Montagut (1953): un'opera grandiosa, di oltre settemila versi. L'autore, il cui nome completo è Jesús Abel MONTAGUT i Masip, è un insegnante di lingua e letteratura catalana nella scuola media, poeta esperantista, ha appreso la lingua internazionale all'età di quattordici anni ed ha dedicato gran parte del suo lavoro alla traduzione di opere di poeti catalani in Esperanto. Nel 1982 inizia la stesura di una grandiosa opera poetica in lingua Esperanto, che dura oltre dieci anni, un'epopea in versi alessandrini. Tecnicamente trattasi di un lungo verso, il così detto doppio settenario, che egli però non fa rimare alla maniera classica, anzi modifica aggiungendovi una sillaba, tanto da avere un settenario con forte cesura, più un ottonario; ciò permette un ritmo dal respiro aulico ed eroico, come nelle opere della poesia latina.

Il poema di Utnoa è un'epopea classica, di respiro cosmico ed universale, e come tutte le epopee classiche, dai miti di Omero all' Eneide di Virgilio, dal viaggio dantesco nell'aldilà cristiano-cattolico alle gesta eroiche in racconti antichissimi nelle culture Assiro-babilonesi, si basa su dati storici, eventi e fatti accaduti, ma che la letteratura ha coperto di una patina esaltante di miticità ed eroismo che entrano nella leggenda. Dove trovare elementi mitici ed eroici, nel ventesimo secolo, per comporre un' epopea moderna, in una interlingua, in una lingua per tutta l'umanità? Ebbene Montagut li trova nella fantascienza sposata alla figura biblica del Patriarca Noè. Il nostro poeta intreccia magistralmente due copioni per il suo poema epico: l'elemento fantascientifico di una civiltà proveniente dagli spazi siderali in cerca di un pianeta da colonizzare, e l'elemento mitico del diluvio universale a sterminio di una umanità peccatrice. Si tratta di un poema eroico di carattere universale, ove l'autore ha trasfuso elementi di civiltà antichissime, sopratutto dal bacino della Mesopotamia, intrecciandovi una visione dell'universo popolato da civiltà ultraevolute in fuga da catastrofi cosmiche.

Il tema del diluvio universale, che dà l'avvio allo svolgersi degli eventi, è appena accennato all'inizio ed alla fine dell'opera. Tuttavia è una minaccia costante che incombe e coinvolge tutti gli attori sulla scena di questo grande affresco, sia i membri della civiltà stellare in visita al pianeta terra, in cerca di un insediamento, sia le tribù in lotta fratricida sul vasto territorio dei Sumeri, ove i fatti maggiori si dipanano. Fra queste tribù bellicose vive ed agisce anche il mite e pacifico popolo di Noè che si dibatte nel marasma di una umanità degenerata in continue lotte e tradimenti, per il prevalere del potere degli uni sugli altri. Il sovrapporsi degli eventi coi relativi protagonisti, l'implicarsi di intrighi e coinvolgimenti fra terrestri e membri della civiltà extra-terrestre sfocia in canti articolati e complessi, ricchi di scene descrittive di alto impatto emotivo. Pullulano i personaggi, i nomi, le correlazioni, le rivalità, le alleanze, le insidie, i tradimenti: elementi tutti per un epopea di grande tensione, di elevata poeticità, ove il ritmo del verso alessandrino speciale intensifica la drammaticità del racconto. Utnoa, ossia Noè, nel poema, riceve la notizia dell'imminente grande inondazione da parte di un extra-terrestre che gli appare in sogno e gli dà anche le indicazioni come salvarsi dall'incombente calamità. Ecco come il momento di questa apparizione, tramite un messaggero che scende con una navicella spaziale, viene messo in versi da Montagut:

 

Kiam tendumis Uttu kun sia tribo nomada                                           Quando Uttu era accampato con la sua nomade gente

en la Ŝinara lando, ĉe la Puratta rivero,                                                 nella terra Sumera, accanto al fiume Puratta,

li supergrimpis monnton dum la matena krepusko.                            egli salì sul monte nell'albeggiar del mattino.

 

Tie li tute solis rememorante la faktojn                                                  Era là solitario e ricordava molti eventi

praajn de sia gento, kian subite li aŭdis,                                               remoti della sua tribù, quand'egli udì d'improvviso

ke jen el nordo blovas obtuza vento susura                                         soffiare un vento dal nord, con sussurro frusciante

kaj li ekvidis brilan stelon el tiu direkto,                                                  ed ei scorse una stella che dal quel lato brillava,

pli brilan ol Iŝtaro, kiu ĉiele majestas.                                                     più splendente di Ishtar, la maestosa del cielo.

Sed jen ĝi ekmoviĝas kaj fulmovoje rapidas                                        Ed ecco essa si muove, nel blu-azzurro saetta

tra l' firmamento blua. Super Utnoa Zenite                                            con scia fulminea. Già sopra Utnoa allo Zenit

ĝi nun similis nubon kun mil nuancoj irizaj.                                          era simile a nube d'iridescente bellezza.

La nubo malleviĝis kaj ŝvebis super la arboj.                                      La nube abbassandosi, si librò sopra gli alberi.

Per pluvo de fajreroj, ĝi kovris ronde la zonon.                                     Di scintille una pioggia coprì d'intorno la zona.

 

Malgrado che gran parte del poema risuoni del rumore di guerre, battaglie, disastri e grida dei morenti, attraverso tutta l'opera vibra altresì l'atteggiamento a ricercare la concordia e la pace da parte del biblico ed onesto Patriarca Noè che si batte, fra mille difficoltà, per sostenere una pacifica prosperità fra tutti gli uomini, anche se nemici.

Il nostro Giulio Cappa, in sua recensione del poema, osserva che ".... la profonda attualità dell'opera si trova anche nella risaltante armonia fra gli elementi naturali ed umani, che ne sostiene l'atmosfera. Le classiche similitudini fra osservazioni della natura ed eventi del racconto, che tanto arricchiscono la forte espressività delle antiche epopee, ne "Il poema di Utnoa" si allargano alle vaste conoscenze della natura raggiunte dalla moderna umanità."