Oh salve, muratore, Ruben progenitore
che per la vita intera salisti ore ed ore
su chiese, per scolpire angeli, guglie e stele!
A Te, oh discendente di Ruben, che le vele
di caravella issando sul mar fosti pirata,
e la seconda figlia d'un tavernier sposata
lasciasti ingravidata, sparendo poi del tutto
nel mar profondo - caro, Ti canto e Ti saluto!
Ecco, così inizia il Canto I. del poema La razza bambina (La infana raso)del poeta esperantista scozzese William Auld (1924-2006), una delle opere di poesia più alte ed intense che la letteratura originale in lingua Esperanto abbia prodotto negli ultimi sessanta anni.
Non si può capire La razza bambina, se non si tenta di capire il "fenomeno Auld" all'interno della cultura, della poesia e della letteratura esperantista nell'arco di oltre mezzo secolo, dal 1952 al 2006, anno della sua morte. Nato in Scozia nel 1924 da famiglia piccolo-borghese, William si considerava scozzese, non inglese, in quanto i suoi nonni paterni erano soldati scozzesi. Grazie al sostegno dei genitori il giovane William, finito il liceo, entra a far parte della classe intellettuale inglese e si arruola volontario nell'Aviazione Britannica, la famosa R.A.F, diventando pilota di aeri da caccia militari. Fa il servizio militare in guerra sui cieli del Medio Oriente, Nord Africa e Mediterraneo, sganciando anche bombe su innocenti, come lui stesso si accusa in una sua poesia, ed è un consapevole giovane socialista, ateo ed antifascista. Dopo la guerra frequenta sporadicamente l'Università, si laurea in Lingua e Letteratura Inglese, e si dedica alla carriera di insegnante fino al grado di Vice-preside. Comincia ad imparare l'Esperanto nel 1937 e lo studia ed approfondisce, più o meno intensamente, fino al 1947. Nel 1952 pubblica la sua prima raccolta di versi Respiro di passione (Spiro de l' pasio) nel volume Quartetto (Kvaropo) coi colleghi poeti R. Rossetti, J. Francis, J. Dinwoodie, ove subito emerge una poesia problematica ed innovativa che già contiene molto di ciò che poi saranno le sue essenziali caratteristiche stilistiche e di contenuto, pur nel solco della tradizione "parnasiana" della Scuola di Budapest. Lui stesso più tardi confessa ..."Ma essenzialmente, l'Esperanto è la mia lingua creativa, ed in essa ho composto quasi esclusivamente i miei 30 libri pubblicati...che la mia carriera ha partorito nell'arco di circa 35 anni." Ecco il fenomeno Auld, poeta, scrittore, redattore, pedagogo, Presidente della Akademio de Esperanto e di numerose altre Istituzioni esperantiste Britanniche ed Internazionali.
Ma la svolta che gli fa fare il salto di qualità e lo pone decisamente nell'Olimpo dei massimi poeti in lingua Esperanto, è la pubblicazione, nel 1956, del poema in venticinque canti La razza bambina. Il poema fu accettato dal pubblico e dalla critica con entusiasmo e per la novità stilistica e per l'attualità dei contenuti. In venticinque capitoli, o canti, tramite le tecniche poetiche più disparate, egli esamina l'uomo con le sue complesse ideologie, dai vari punti di approccio etici sociali, politici e religiosi. Tuttavia le religioni e le caste religiose subiscono l'inequivocabile sferza, ironica e satirica, dell'ateo convinto, ma dal volto umano. Auld non perde mai di vista, nel suo poema, un punto focale fermo e saldissimo: il futuro dell'umanità minacciata da pericoli materiali ed ideologici. Cosa, dunque, pronostica il poeta a noi uomini ne La razza bambina? La risposta è già contenuta, in mirabile sintesi metaforica, nel medesimo titolo: il poeta considera l'uomo un bambino! Il bambino avrebbe la possibilità di farsi adulto e raggiungere la maturità, se egli evitasse i pericoli che continuamente gli pongono imboscate. L'uomo è soltanto una parte del mondo materiale, e sicuramente non il comandante di quel mondo. Il poeta gioisce di essere un infinitesimo anello di congiunzione in quel mondo materiale, a partire dagli albori del sorgere dell'universo, e canta così:
....... kiam kun elemento ..... quando con un frammento
kuniĝis elemento pro kosma akcidento s'unì l'altro elemento per cosmico incidente
kaj la unua flagro de vivo ekaperis - e la prima scintilla di vita vi scoppiò -
ho, tiu nekonebla momento MIN generis! quell'ignoto momento, oh, quello MI creò!
(Kanto I.) (Canto I.)
Ma quell'inconoscibile remotissimo momento fa l'uomo, ogni uomo, unico, indispensabile anello di congiunzione di una umanità perenne ed unita. L'opera è una continuità di idee, non un racconto strutturato in venticinque capitoli. Un'idea espressa in un capitolo o canto, si ritrova poi rispecchiata in sfacettature diverse, in capitoli successivi, intrecciata ad idee ed echi simili ma diversi, che conducono il lettore verso temi concernenti l'umano destino. Attraverso tutta l'opera appaiono e si alternano domande etico-filosofico-esistenziali, fra cui la ricorrente: perché viviamo? Quale è lo scopo della vita? E nel pensiero di Auld riemerge la relatività di tutto ciò che noi consideriamo assoluto:
Ni ne vidas la celon, ni ĝin plenumas Non vediamo lo scopo, noi lo compiamo.
Poi, come un ritornello, attraverso i canti, riappare qua è là un motto: due versi che fanno da filo conduttore a tutto il poema e lo concludono:
la celon ni plenumas lo scopo noi compiamo
la celo nin konsumas. di ciò ci consumiamo.
Con La razza bambina, Auld propone all'uomo, con maestria stilistica, altissimo senso della poeticità, con un linguaggio poetico dal fattuale al lirico, di accettare il ruolo di anello nella catena riproduttiva che lo conduce alla meta, a quello scopo primario di vita, che non vedrà mai.
Per tutta la sua produzione di poeta esperantofono originale e di eminente traduttore letterario dall'inglese, William Auld fu proposto anche al Premio Nobel per la Letteratura.