L'opera principale della poetessa esperantista italiana Clelia Conterno Guglielminetti (1915-1984) è la raccolta di poesie Una piccola vita (Eta vivo) edita nel 1969 dal benemerito Editore Juan Régulo, La Stafeto, Isole Canarie. Nata a Torino nel 1915, si laurea in Lettere e diventa insegnante di italiano in un Istituto per ragazzi poliomielitici, impara l'Esperanto nel 1934 e subito collabora con riviste esperantiste. Dopo la guerra è un dirigente della Federazione Esperantista Italiana, del cui periodico L'esperanto è direttore. Scrive in Esperanto poesie, novelle, saggi e recensioni, vince diversi premi letterari nei Concorsi di Belle Lettere della UEA (Associazione Mondiale Esperantista), di cui, più tardi, è anche uno dei giudici nella Commissione Giudicatrice. E' stata, inoltre, una delle poche donne Membro della Akademio de Esperanto. Ha curato e corretto la splendida edizione della Divina Commedia di Dante, nella traduzione Esperanto in terzine non rimate di Giovanni Peterlongo.
La sua vita privata è interamente dedicata all'amato sposo ed all'unico figlio che sono, frequentemente, temi ricorrenti della sua poetica.
Quando nel 1969 viene pubblicata la sua raccolta di poesie Una piccola vita è subito chiaro che trattasi di una poesia di straordinaria qualità. Il rigore formale, la scorrevolezza del verso e lo spessore dei contenuti sono le caratteristiche salienti del suo poetare, spesso incentrato sui temi degli affetti famigliari, dello sposo lontano in prigionia di guerra, dell'ansia per un' attesa di un figlio che non arriva mai, poi per il figlioletto nato ed amato teneramente. Nella seconda parte della sua raccolta (1940-1945) emerge un realismo intessuto di dolore: il periodo della seconda guerra mondiale è fatto più tetro dalla sofferenza per il marito lontano in un campo di concentramento tedesco. L'amore ed il dolore di una moglie per il proprio compagno sofferente risuona non soltanto come un' intima e personale angoscia, ma come il grido di un dolore comune a tutte le donne, spose e madri, che la guerra ha separato dai propri cari. Sofferenza di sposa espressa in versi liberi di mirabile fattura, come i seguenti:
el Karcero da Carcere
Turas ĉirkaŭ mi Son torre attorno a me
la muroj blankaj de l' silento. le mura bianche del silenzio.
Interne, Dentro,
kun mi, con me,
la uraganoj gli uragani
animoŝiraj che l'animo dilaniano
kune kun la kantoj, assieme ai canti,
kiujn mi ne povas liberigi. che io non posso liberare.
Mi ne estas viva, Non sono viva,
mi ne mortis, ma non sono morta,
kaj ankoraŭ mi ne freneziĝis. ed ancora non sono impazzita.
Kaj sen vi kaj sen vi, E senza te, e senza te,
la neveninto kaj la forvaganto, il non venuto e l'errabondo,
mi vivas mortadante. io vivo sempre moribonda.
L'amato sposo finalmente torna, la gioia dell'intimità famigliare è ristabilita, ma una più sottile ansia ne turba l'equilibrio: il desiderio di un figlio che stenta a concretizzarsi, il forte desiderio alla maternità che permea molte delle poesie di questa autrice, dal pianto per un figlio abortito, al canto di lode per il figlio finalmente nato. Il Cantico per la mia creatura (Kantiko pri mia kreitaĵo) è uno dei momenti più alti della poesia della Conterno, che esprime l'amore di madre con versi semplici, di adamantina chiarezza e mirabile fattura. Se la poetessa ha un animo sensibile ed un' erudizione non abituale per mettere in versi il mondo dei suoi sentimenti, ha altresì una forte dose di autocritica e pungente ironia verso se stessa, mirabilmente espresse in un autoritratto poetico della propria vecchiaia. In questo canto vibra tutta l'amara ironia di ogni individuo che invecchia, tuttavia in qualche modo mitigata dalla sonorità armoniosa del verso che sembra metter ali a questa descrizione spietata di sé. Tentiamo, di nuovo, una trasposizione di alcuni di questi versi sonori, quasi intraducibili:
el Balado de l' maljuno da Ballata della vecchiaia
...
Baldaŭ legos li ĉi veron Presto il vero lui lo legge
en la ruĝaj retobruloj nel rossore che si specchia
de l' okuloj, nei tuoi occhi,
en rigardo nello sguardo
kaj krakanta malrapido e nel lento scricchiolio
de l' genuoj, dei ginocchi
kaj por vi finiĝos tiel e per te così finisce
ankaŭ la florado lasta anche questa fioritura
kaj fariĝos vi balasta diverrai zavorra pura
sentaŭgaĵo plej komuna, ordinaria e rifiutata,
vi maljuna. tu invecchiata.
Tiam trinkos Berrai dunque
vi la feĉon de l' sitelo; tu la feccia dal tuo secchio;
malaperos lasta stelo, sparirà l'ultima stella,
nigros la ĉiel' senluma, nera, nera la nottata,
vi maljuna. tu invecchiata.
Ecco una donna, una madre, un' esperantista italiana impegnata nella cultura e nella letteratura originale in lingua Esperanto, in campo internazionale, di cui noi tutti possiamo andar fieri. Clelia Conterno Guglielminetti ha rivestito i suoi versi con i colori tenui della tenerezza materna, dell'amore coniugale, dell'ansia ed affetto della maestra per i piccoli allievi tramite una poesia colta e raffinata.