Appuntamento a Pisa: questa è la parola d’ordine per gli esperantisti italiani, che vi celebreranno il loro 74° congresso nazionale dall’1 al 7 settembre.

L’interesse verso questa lingua, proposta nel 1887 da Ludwik Lejzer Zamenhof, non si è spento: si sono infatti appena conclusi a Yokohama e Maribor, rispettivamente, il congresso universale e quello europeo, che hanno riunito un alto numero di delegati da tutto il mondo, compresa una qualificata rappresentanza italiana. Nella settimana del congresso si svolgeranno numerosi eventi aperti al pubblico: corsi, seminari, spettacoli teatrali e persino una partita di calcio di beneficenza ed un concerto gratuito (Marina di Pisa, sabato 1 settembre h. 21) in cui Gianfranco Molle presenterà canzoni di De André tradotte in esperanto.

L’Esperanto si propone, a livello internazionale, come uno strumento agevole per la comprensione reciproca tra i popoli ed è stato pensato in modo tale da essere facilmente appreso ed utilizzato. Nato da un ideale di pace, collaborazione tra gli uomini, questa lingua si pone al di sopra di ogni differenza etnica, politica, religiosa, e - proprio perché lingua propria di nessuna nazione ed accessibile a tutti su una base di uguaglianza - tutela contro il predominio culturale ed economico dei più forti e contro i rischi di una visione monoculturale del mondo.

L’anno scorso, presso la Fortezza da Basso (Firenze) l’oratore ufficiale del 91° Congresso Mondiale di esperanto, François Grin (Università di Ginevra) ha presentato, davanti ad oltre 2200 delegati di 65 Paesi, i risultati dei suoi studi – pubblicati anche dal Ministero della Educazione francese - circa il problema del multilinguismo e le soluzioni offerte dal mondo moderno. L’attuale egemonia linguistica a favore dell’inglese, secondo il relatore, è in certo qual modo pericolosa perché non costituisce un vantaggio reale, pur offrendo una sensazione di soluzione parziale: infatti essa riduce nel pubblico la coscienza dei problemi di comunicazione e tutti i costi della comunicazione internazionale sono spostati sulle spalle dei soli non anglofoni.

Secondo Grin, infatti, il Regno Unito guadagnerebbe, a titolo netto, fino a 18 miliardi di euro all'anno grazie all'attuale dominio della lingua inglese, mentre l'insegnamento dell'esperanto apparirebbe più vantaggioso, in quanto si tradurrebbe come un risparmio per l'Europa intera (Regno Unito e Irlanda compresi) di circa 25 miliardi di euro all'anno. François Grin, che ha anche con molta sincerità dichiarato di non poter essere ritenuto sic et simpliciter un propugnatore dell’esperanto e di aver citato l’esperanto come simulazione di una situazione neutra, ha rivolto a conclusione del suo intervento l’esortazione agli esperantisti a battersi per la diversità linguistica, in quanto i valori culturali trovano espressione e nutrimento nella diversità delle lingue.