Da mercoledì 23 fino a venerdì 25 febbraio 2011 per "aperitivo a teatro" andrà in scena al San Genesio di Roma (h. 18.30) il “Doktoro Esperanto”, spettacolo teatrale di e con Mario Migliucci sulla vita di Ludovico Lazzaro Zamenhof, iniziatore dell'esperanto.
Riconosciuto dall'Unesco come “una delle grandi personalità dell'Umanità”, Zamenhof era nato nel 1859 a Bialystok, città polacca allora appartenente all'impero russo, dove maturò l'interesse verso le lingue e la ricerca di uno strumento di intercomprensione tra i popoli tale da superare le barriere tra le etnie. L'Esperanto, presentato per la prima volta nel 1887, nasceva da queste premesse e rappresentava il primo passo verso l'Homaranismo, un progetto di fratellanza universale elaborato nel 1906 da Zamenhof.
"Mi sono avvicinato alla figura di Zamenhof - ci spiega il giovane attore - leggendo la biografia di Vitaliano Lamberti Una voce per il mondo; mi ha attratto la storia di quest'uomo che ha vissuto tenendo sempre vivo il suo ideale, un ideale di fratellanza, di comprensione autentica. Zamenhof è stato certo un idealista, ma non cieco a tal punto da illudersi di poter cambiare in un sol colpo gli uomini e il mondo. Con l'esperanto ha voluto offrire a ogni singolo uomo, a partire da se stesso, uno strumento di conoscenza, di sconvolgimento di prospettive, di elevazione".
Riconosciuto dall'Unesco come “una delle grandi personalità dell'Umanità”, Zamenhof era nato nel 1859 a Bialystok, città polacca allora appartenente all'impero russo, dove maturò l'interesse verso le lingue e la ricerca di uno strumento di intercomprensione tra i popoli tale da superare le barriere tra le etnie. L'Esperanto, presentato per la prima volta nel 1887, nasceva da queste premesse e rappresentava il primo passo verso l'Homaranismo, un progetto di fratellanza universale elaborato nel 1906 da Zamenhof.
"Mi sono avvicinato alla figura di Zamenhof - ci spiega il giovane attore - leggendo la biografia di Vitaliano Lamberti Una voce per il mondo; mi ha attratto la storia di quest'uomo che ha vissuto tenendo sempre vivo il suo ideale, un ideale di fratellanza, di comprensione autentica. Zamenhof è stato certo un idealista, ma non cieco a tal punto da illudersi di poter cambiare in un sol colpo gli uomini e il mondo. Con l'esperanto ha voluto offrire a ogni singolo uomo, a partire da se stesso, uno strumento di conoscenza, di sconvolgimento di prospettive, di elevazione".